Le parole di Swami Vishnudevananda Saraswati, fondatore dello Yoga Vedanta Kutir a Prayag (Allahabad), sono uno squarcio di un’India dell’epoca vedica e sottolineano la pratica quotidiana delle pratiche meditative. I sottotitoli in inglese permetteranno di capire il senso profondo delle parole di questa Luce dello yoga. Buona visione e…commentate!
Archivio mensile:novembre 2013
Incontri di anime
Lettera di un bimbo diversamente abile alla sua mamma
“Cara Mamma,
lo so che non è stato facile… ma ti voglio raccontare una cosa, che forse non sai.
Ogni anima, prima di incarnarsi, sa già quale percorso deve compiere, così anch’io sapevo che sarei nato per vivere un certo tipo di esperienza. Lo sapevi?…
Ci sono anime più e meno evolute, ma adesso non pensare quello che viene più logico… non è proprio così.
La scelta di nascere e vivere un’esistenza, diciamo “difficile”, è una scelta dura e faticosa, ma anche una scelta d’amore che solo anime molto sensibili ed elevate possono possono permettersi di fare.
Non riesci a spiegartelo? Non è facile da capire, non tutto è semplice, ma credimi, non è la manifestazione fisica che conta. E tu sai che la mia è un’anima pura e bellissima: questo conta, questo lo hai capito subito dalla prima volta che mi hai preso tra le braccia… Del resto ognuno di noi si sceglie i genitori, ed io vi ho cercati e vi ho trovati: che bello!
Dovevo essere sicuro di essere accettato e amato completamente, dovevo trovare due persone così stupendamente… insomma voi due.
Spero ti faccia piacere sapere che stai svolgendo un compito superiore, che non è da tutti, che ti viene affidato dal cielo. Sai, alcune mamme, non tu lo so, vivono questa esperienza male, quasi come una punizione e non sanno che è un premio da un “essere” che ha tutta la capacità e l’amore per vivere un tipo di esperienza così delicata e a volte faticosa, ma che sa dare momenti così unici che non è possibile descrivere… però io e te li conosciamo, vero mamma?
Non si possono spiegare con le parole, ma solo con le emozioni… e con le energie sottili che si scambiano.
Mamma, come vorrei che tu riuscissi a comunicarlo a tutte quelle persone che ignorano la danza delle nostre varie esistenze… ma per ora non importa, mi basta averlo comunicato a te, che in fondo lo sapevi già… ma volevo darti una conferma della tua intuizione.
Noi tutti siamo esseri di luce, che ogni tanto scendono sulla terra ad imparare una “pagina” di lezione. Le nostre due luci sono così simili che si sono riconosciute, tu sei nata per aspettarmi ed io sono arrivato, tutto come era scritto: con una penna dall’inchiostro dorato.
Ti abbraccio, mamma, ti ringrazio e di essere come sei e di darmi tutto il tuo amore. Non preoccuparti mai, stai già facendo tutto, abbi solo fiducia quanta io ne ho in te e continuiamo la nostra danza, con la musica che gli Angeli hanno composto solo per noi.
Ti amo, mi ami… perché l’amore è la risposta ad ogni cosa.
Il tuo bambino”.
Praticare con animo sereno
Con il post di oggi voglio invitarvi a praticare con tranquillità. Come si pratica è molto più importante di cosa si pratica, che siano asana, pranayama o meditazione.
Si può praticare in maniera aggressiva, provando a forzare impropriamente i limiti del proprio corpo, digrignando i denti e corrugando la fronte nello sforzo oppure… permettere al corpo di muoversi e riallungarsi in tranquillità, rendendo la respirazione lunga, ampia e profonda e godendosi il viaggio all’interno dell’asana e del pranayama!
Siete voi e solo voi che decidete come praticare. Se praticate con tensione, non farete altro che aggiungere ulteriore tensione allo stress accumulato alla fine di una dura giornata di lavoro. Lo yoga serve per rigenerarsi, ricordatelo, non a generare ulteriore stress!
Ricordo i primi tempi del mio approccio con lo yoga, e ripenso a tanta energia sprecata nel forzare il mio povero rigido corpo a fare asana che per me erano allora proibitive, per l’integrità della mia schiena e delle mie giunture. Col tempo i preziosi insegnamenti dei miei maestri, l’esperienza e la maturità sopraggiunta con l’età hanno trasformato la mia visione della pratica dello yoga e del suo insegnamento.
Per cui invito voi che amate lo yoga, principianti ed esperti, a praticare con tranquillità. Riuscirete a ottenere molto più dal vostro corpo e dalla vostra mente e con uno sforzo minore: lo stress si ridurrà grazie a questo “nuovo” approccio da parte vostra. Raccontate le vostre preziose esperienze di pratica, commentando e… buona pratica rigenerante!
Il mantra 4
Proseguiamo il nostro viaggio nella misteriosa terra dei mantra. Vi rimando all’ultimo post, il Mantra 3, dove ho scritto che ci sono diverse modalità di ripetere un mantra. Quando noi ripetiamo il mantra in forma udibile o mentale, questo processo nel linguaggio yogico viene denominato japa. In questa pratica lo yogi fa uno sforzo cosciente (tapas) per rendere continua la ripetizione del mantra. L’etimologia della parola sanscrita japa deriva dalla radice sanscrita jap, che significa ripetere a bassa voce, internamente; mormorare. Questo da già un’idea di come venga effettuata la pratica dei mantra nello yoga: interiorizzando la mente. Come ho già scritto ripetendo il mantra in forma udibile usiamo il suono fisico come tramite per calmare la mente. Lo yoga contempla tre modalità di ripetere un mantra:
- Baikhari
- Upanshu
- Manasik
Baikhari, dalla radice sanscrita vakh, parola, indica il mantra ripetuto udibilmente. Questo tipo di pratica è utile per coloro che hanno una mente agitata, depressa o introversa, perché rende consapevoli del placido e naturale flusso del respiro durante la ripetizione vocale. Molto indicata per coloro che si approcciano alla pratica del canto dei mantra. Il fatto stesso di curare la corretta pronuncia sanscrita del mantra conduce il praticante sulla via di dharana (concentrazione) aiutando a pacificare la mente. Ogni qual volta la mente si distrae, la si riporta pazientemente sulla corretta intonazione del suono in lingua sanscrita. Eccellente per i principianti.
Upanshu. Quì il suono è sussurrato. La tradizione dello yoga considera questa modalità molto più potente del Vaikhari, e la maggior parte dei praticanti avanzati utilizza questa tecnica nel recitare i mantra. Ne ho avuto testimonianza diretta nei miei viaggi in Orissa, tra i vaishnava, e nel Ladakh, ospite di molti monasteri tibetani. Il suono in Upanshu dovrebbe essere udibile solo al praticante. Solo quando la pratica Baikhari è stata perfezionata, si diventa idonei per accedere a questo stadio di recitazione. Parliamo di mesi, forse anni, quando la mente inizia a perdere la sua agitazione.
Manasik. In questa modalità di pratica non si produce alcun suono. La ripetizione del mantra è solo mentale. Le labbra non si muovono, la lingua è immobile. Nessun movimento a parte quello del mala nella mano destra, il rosario di 108 grani utilizzato nel japa yoga. Manasik japa è estremamente potente e viene in genere praticato quando la mente è resa quieta e silente dalla ripetizione sussurrata del mantra e da altre pratiche yogiche fondamentali come il pranayama, i mudra e i bandha.
Vedremo durante questo meraviglioso viaggio l’importanza del mala, i tipi di materiali con i quali è costruito, i mantra collegati ai vari tipi di mala e lo studio del mantra cantato con il respiro nel pranayama, o Ajapa japa. Vi ringrazio di avermi accompagnato in questa parte del lungo viaggio alla riscoperta dell’antica tradizione yogica dei mantra, e vi aspetto nei prossimi post per terminare questo itinerario nel tempo e nella tradizione vedica.
Saggezza di Sri Yukteswar
Si afferma Sri Yukteswar pronunciasse spesso questa frase durante le iniziazioni:
“Ascolta! Non devi pensare che questo tocco ti libererà da solo o che arriverà un carro a portarti in cielo! Non devi mai permettere a te stesso di avere una fede cieca di questo tipo per quanto riguarda il raggiungimento del Kaivalya! Il tocco iniziale del Guru ti aiuta ad incoraggiare la realizzazione! Tu devi praticare con la massima sincerità per raggiungere l’obiettivo divino e questo avverrà grazie al tuo sforzo personale“