Eyal Shifroni nostro ospite a Civitavecchia

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Ho conosciuto Eyal Shifroni, insegnante israeliano senior, in un intensivo  a Varna, in Bulgaria a luglio di questo anno. L’avevo già seguito in ciò che scriveva e aveva pubblicato e ne sono rimasto gioiosamente colpito. Così gli ho espresso il desiderio di poterlo avere ospite da noi in Italia, ed ecco questo evento è nato. Erano due anni che lo “osservavo da lontano”, colpito da quella sua pace e profondità di esposizione dello yoga: nei suoi libri traspare un barlume di ciò che è la sua vaste conoscenze. E tutta questa conoscenza la condivide con noi insegnanti e studenti in maniera umile, semplice e chiarissima, senza mai ostentare, senza mai gridare per farsi capire.

Quel desiderio a lungo accarezzato è divenuto realtà: Eyal sarà a Civitavecchia per tre giorni dall’1 al 3 maggio 2015 per i 25 anni di attività del Centro Yoga Surya, organizzato  assieme al centro Corpo Mente di Adriana Calò.

Praticheremo insieme  per tre giorni con questo stupendo insegnante, in un monastero a picco sul mare di S. Marinella, nella tranquillità e nel silenzio.

Per saperne di più scarica il volantino:

Flyer Eyal Schifroni Maggio 2015

Vi aspettiamo per condividere questo sogno assieme.

Assaporare i piccoli-grandi cambiamenti

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Con il post di oggi voglio far luce su un argomento che molti studenti spesso mi sollevano: il discorso della flessibilità. Quando mi accingo a spiegare nuove asana a studenti principianti, quando vengono studenti a provare la loro prima lezione, spesso mi sento chiedere: “Aldo, ma io riuscirò a prendere questa posizione?” o anche “Aldo ma ritieni che per me sia una cosa possibile praticare questi asana?” O ancora, spaventati: “No, io non riuscirò mai a fare una cosa del genere! Oramai alla mia età che vuoi che faccia più?” Al che rispondo sempre laconicamente: Tu cosa decidi di fare? Resterai a guardare in un angolo gli altri, che si sforzano di andare in direzione dell’asana corretta usando i props necessari per lavorare in sicurezza , oppure…ti prendi la responsabilità delle condizioni del tuo corpo, senza incolpare nessuno e fai qualcosa, agisci per modificare e migliorare quello stato di cose?”

La maggior parte di loro accettano la sfida, sia pur col timore dell’ignoto. Altri accettano la sfida poco più tardi, crogiolandosi ancora qualche tempo nelle loro “sfortune”, nei loro malanni “che impediscono di poter fare”, nella momentanea paralisi mentale che fa apparire tutto ciò insormontabile. Più avanti si “risvegliano” e raggiungono i compagni di pratica al loro livello, scrollandosi da dosso quel torpore tamasico che gli impediva di agire con ferma decisione.

Nella mia modesta esperienza d’insegnamento questo non riguarda solamente i principianti, ma anche coloro che praticano già da tempo. Riguarda nche noi insegnanti, che abbiamo la responsabilità di trasmettere questa conoscenza dello yoga nella maniera più integra possibile. Anche noi abbiamo i nostri ostacoli a diversi livelli, che vanno compresi, accettati e poi superati. Molti studenti mi dicono che non riusciranno a fare tante cose perché non sono flessibili. A volte sorrido e…faccio delle scommesse con loro!

A persone che non riescono a toccarsi i piedi in Uttanasa dico “Scommettiamo che, in capo a tre mesi, riuscirai a toccare con le mani i tuoi piedi come i tuoi compagni di pratica?” E sorrido dentro il mio Cuore, perché poi inequivocabilmente mi ritrovo a vincere, con loro che mi guardano increduli. Io ho vinto solo una sciocca scommessa: loro hanno vinto una scommessa con sé stessi. Hanno capito che SI PUO’ FARE…

Altri studenti durante la lezione esclamando di gioia mi dicono “Guarda Aldo! Ora ci riesco! No so perché e come ho fatto ma ORA ci riesco! Erano anni che questa cosa mi era impossibile!” Potrei continuare per ore… Allora vorrei dire alcune cose in merito alla flessibilità. Siate liberi dal presupposto sbagliato che solo le persone flessibili possono praticare lo yoga. Lo yoga è per tutti. Per TUTTI, a prescindere dal sesso, dall’età, dalle condizioni fisiche e culturali. Lo yoga è al disopra di tutto ciò.

Leggete l’autobiografia di B.K.S.Iyengar: ha iniziato da ragazzo con un fisico seriamente minato nella salute. Ma ha dimostrato che è possibile farcela anche nelle condizioni più svantaggiate. Ha raccolto la sfida. Anche e soprattutto per le generazioni a venire. Ciò che noi spesso leggiamo come uno “svantaggio” che ci limita, può divenire la chiave di volta per risolvere il nostro problema. Sta solo a noi trovare il coraggio di dire: “SI!”. Tirarsi indietro sono solo scuse per studenti pigri. Mi spiace, ma è la realtà.

Dobbiamo imparare come restare nel momento presente durante la nostra pratica, con tutto quel che c’è in quell’attimo, senza preoccuparci se ce la faremo o meno. Se c’è uno sforzo regolare e sincero, tutto verrà al momento opportuno e nella giusta misura. E mai fare paragoni con altri studenti. Mai. Perché ognuno di noi ha storie diverse, vissuti differenti e corpi con problematiche diverse. Questo rende necessariamente imparagonabile la realtà di uno studente con quella di un altro praticante. Il corpo è ANCHE il prodotto di come siamo vissuti , e le nostre vite non saranno mai uguali l’uno con l’altra.

Dobbiamo invece avere consapevolezza di come possiamo aggiungere un “tocco di grazia” ai nostri movimenti nell’ambito della nostra vita. Questo è molto più importante. T.K.V Desikachar era solito ripetere: “Il successo nello yoga non risiede nell’abilità di eseguire le posizioni, ma in come cambi positivamente il modo in cui viviamo la nostra vita e le nostre relazioni personali.” Gli asana dello yoga sono una incredibile tecnologia risanante. Il sottile messaggio del respiro e del movimento possono rigenerarci, in quanto leniscono il nostro sistema nervoso irritato. Quando lo yoga viene praticato con consapevolezza e umiltà, cambia la maniera di come noi viviamo nei nostri corpi, creando delle condizioni che possono trasformare le nostre emozioni e le nostre menti.

Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la flessibilità o il riuscire a eseguire o meno asana acrobatici. Di fatto l ‘interpretazione del sutra 2;46-48, Sthira sukham asanam, indica che si raggiunge la perfezione in un asana quando lo sforzo è completamente rilassato e la mente è assorbita nell’Infinito. Non si parla della performance dell’asana. Tutt’altro. A mio modesto parere non c’è tanto bisogno di asana complicate, quanto di imparare come accettare un livello di sfida progressivamente sempre più profondo verso sé stessi. E qui si richiede un tipo di mente presente nell’attimo, senza preferire o desiderare “il di più” o altro.

E’ quel tipo di calma presenza consapevole che ci trasformerà, e che non ci farà badare a come sia poi il nostro asana o quello di qualunque altro studente vicino di tappetino. Questo è ciò che molti dei miei studenti mi hanno insegnato. Nonostante le differenti sfide fisiche o interiori che fronteggiavano, lasciavano la sala di pratica con una mente imbevuta di pace, che veniva travasata nel loro vissuto quotidiano. Ed è questo il vero scopo dello yoga: ottenere un Cuore che irradia pace e condivisione. Solo allora penso di aver trasmesso ai miei ragazzi come eseguire l’asana “correttamente”. In quei momenti, rivedo me stesso com’ero agli inizi della pratica: con tanti inutili fardelli che mi impedivano di volare in alto e di diventare quello che oggi sono.