L’arte di essere presenti

imagesCAXRM82G

Essere presenti non è difficile: ricordarsi di esserlo lo è.

Appena finito di leggere queste parole fermati dove ti trovi e sii consapevole di quel che sta accadendo nel tuo corpo, delle sensazioni del tuo respiro, dei suoni attorno a te, dei sentimenti che sorgono al tuo interno. Riesci a portare questa qualità di consapevolezza in tutto ciò che fai? Non è questo un compito gravoso quanto invece lo è quello di scavalcare continuamente la mente “occupata da cose da fare”. Questo processo viene chiamato nello yoga Atma Vichara, o autoindagine e serve per fare continuamente il punto della situazione riguardo ai contenuti mentali che portiamo all’interno di noi stessi. Su cosa è fissa la nostra mente? Vaga come un cavallo senza briglie o è utilizzata in maniera yogicamente funzionale? Ricordatevi di praticare questo esercizio ogni volta che potete. Sia sul tappetino, quando praticate asana, pranayama e meditazione, che fuori dal tappetino quando fluite con la vita di ogni giorno.

Quando effettuate il rilassamento dopo gli una seduta di yoga, in shavasana supportate leggermente spalle, testa e ginocchia e sciogliete ogni tensione. Portate la vostra attenzione sul vostro respiro, in maniera specifica sull’inspirazione. Il respiro diverrà così la porta d’entrata verso il vostro interiore. Ad ogni inalazione permettete alla vostra consapevolezza di espandersi sempre più in profondità. Dopo aver eseguito 10 o 15 respiri, lasciate il vostro flusso respiratorio alla sua propria intelligenza, al suo proprio ritmo, ma rimanete con questa consapevolezza sempre più profonda.

Questi sono degli esercizi yogici che chiunque può approcciare. Apparentemente molto semplici, ma di una  incredibile efficacia. Ogni qual volta smarriamo noi stessi prendiamo dal nostro zaino interiore la bussola del respiro per ritrovare il nord della nostra anima, fare il punto della situazione e ritrovare il giusto sentiero nel cammino della Vita. Leggerò con gratitudine i vostri preziosi commenti.

Ascoltare per migliorarsi

534717[1]

Ascoltare è il dono più grande che possiamo fare agli altri. L’ascolto varia a seconda di ciò che udiamo. Oggi voglio proporvi un “semplice tapas” che vi porterà ad essere più centrati nel momento presente, e a sviluppare Karuna, o compassione verso gli esseri senzienti.

Da quest’oggi prendetevi l’impegno ascoltare TUTTI indistintamente, senza pianificare cosa rispondere o senza pensare a null’altro mentre le persone vi stanno parlando. Direte ” Ma questo è una impresa ardua! ” Infatti l’ho chiamato tapas ( forse non tanto semplice! ) in quanto richiede una attenta disciplina durante l’ascolto. In questo modo svilupperete la capacità di essere presenti “in quel momento”, evitando ogni tentativo di battere in ritirata. Le vostre relazioni inizieranno a  trasformarsi perché svilupperete la capacità di leggere nel cuore dei vostri simili. Tutto questo  avendo semplicemente la pazienza e la compassione di ascoltare “quel poco di più”. La realtà è spesso affascinante, complessa e difficile insieme. Divenite da oggi stesso dei “sociologi della realtà”, osservando con distacco voi stessi e gli altri attorno a voi. Cosa accadrà? Siate creativamente curiosi su come voi vivrete le cose e su come gli avvenimenti diverranno un poco più “leggeri”.  Buona pratica e… commentate perché ascolterò i vostri preziosi feedback!

Estate: tempo di sole, tempo di yoga

imagesCAHLL3P8

Siamo in pieno caldo, l’estate è arrivata improvvisamente e con temperature oltre i 30 gradi. Ci sentiamo stanchi, un poco apatici e con poca voglia di praticare. Cosa facciamo? Si rinuncia alla pratica? Ma neanche per sogno! Nel suo sistema di yoga B.K.S. Iyengar insegna a praticare delle serie di asana che rinfrescano il sistema nervoso tonificandolo e permettendo una modalità di pratica yogica più leggera, ma non per questo meno efficace.

Dobbiamo adattarci ai cambiamenti climatici e lo yoga ci dona la capacità fluire con i cambi stagionali. Ad ogni stagione corrisponde una tipologia di pratica, a secondo del clima ,della temperatura e dell’umidità dell’aria perchè il nostro corpo risente di tutte queste variabili. Allo scoppiare del torrido caldo estivo di questo periodo si insegna agli studenti una pratica che permette di avere dei buoni effetti ma che non affatichi in maniera brusca il cuore e non surriscaldi il sistema nervoso.

Nel secondo capitolo verso 14 della Bhagavad Gita il Signore Krishna dice al suo discepolo Arjuna: “Figlio di Kunti, le idee di caldo e freddo, piacere e dolore, sono prodotte dal contatto dei sensi con i loro oggetti. Queste idee sono limitate da un inizio e da una fine e sono di natura transitoria. Sopportale con pazienza, o discendente di Bharata”. L’indicazione pratica per ottenere il controllo mentale di questi fattori esterni ci viene suggerito sempre nella Gita, capitolo sesto verso 35 : “Eroe dal braccio possente! Senza dubbio la mente è agitata e difficile da controllare, ma con Abhyasa (la pratica dello yoga) e Vairagya (il distacco dagli oggetti dei sensi o non attaccamento) può essere controllata”. La pratica che oggi suggerisco (Abhyasa) è stata sperimentata più volte con i miei studenti e ogni volta con risultati…rinfrescanti!

Si inizia con Adho Mukha Virasana mantenendola almeno 5 minuti e si procede con

Adho Mukha Svanasana con la fronte sostenuta da un bolster (usare più altezza se necessario)

Supta baddha Konasana con cintura, bolster sotto la schiena e copertina per sostenere il capo

Supta baddha Konasana 2, con bolster messo orizzontale al torace e coperta per sostenere spalle e capo (regolate voi stessi l’altezza)

Supta Virasana su bolster con coperta che sostiene il capo, sollevandolo appena poco più del torace

Matsyasana con supporto di bolster per la schiena e copertina per il capo

Supta Swastikasana con le stesse modalità di Matsyasana

Viparita Dandasana su bolster incrociati (crossed bolsters), copertina per spalle e testa

Sethu Bandha Sarvangasana su bolster , cintura alla metà dei femori e mattone per appoggiare i talloni. La punta scapolare alla fine del bolster e una copertina per testa e spalle che vi poggiano sopra

Supta padangustasana 1 e 2 usando una cintura

Sirshasana  preferibilmente appesi alle corde

Sarvangasana sulla sedia

Rilassare con Adho Mukha Virasana su bolster come all’inizio di sequenza

Shavasana svolto a piacere: con le gambe piegate su una sedia, con un bolster sotto i femori , con un peso leggero sulle cosce, o semplice.

Riguardo il pranayama suggerisco la pratica di Sitali, per rinfrescare il sistema nervoso, e di Viloma 2, sdraiati su un bolster col capo sostenuto da una coperta, per portare pace nelle cellule cerebrali. Consiglio di eseguire il pranayama il mattino presto, per dare una impronta d’armonia al giorno che inizia.

I tempi di mantenimento dei vari asana sono soggettivi e in relazione al livello di pratica  individuale. Ma il solo mantenere 5 minuti ogni asana avrà il suo effetto rigenerante. Sacrifichiamo molto del nostro tempo e della nostra vita correndo velocemente dietro tante cose, come la nostra cultura ci suggerisce quotidianamente.  Esaurimenti e depressioni sembrano essere diventati aspetti molto familiari nelle nostre vite.

Per tradizione le donne sono le nutrici per eccellenza e si prendono cura di altri. Ma troppo spesso dimentichiamo come prenderci cura di noi stessi. Lo yoga, grazie agli asana ristorativi, dona a noi tutti l’opportunità di rigenerare la nostra energia lasciandoci un senso di freschezza e pronti per fluire nella vita quotidiana. E una sequenza simile non richiede molto tempo né rappresenta una sfida fisica. Ogni asana è profondamente terapeutica e aiuta a rilasciare le tensioni modulando la nostra energia positivamente. La pressione del sangue viene ristabilita, il cervello surriscaldato viene rinfrescato, il sistema nervoso si riposa permettendo ai sistemi endocrino e immunitario di funzionare in maniera efficiente.

Le controindicazioni per questi asana sono di non praticare queste aperture se si è stati operati all’addome; di togliere eventuali lenti a contatto quando si pratica questa serie; se soffre di bassa pressione coprirsi con una coperta per evitare il senso di freddo che ne potrebbe derivare.

Sperimentate praticando questa serie quando il caldo si fa sentire. E condividete la vostra esperienza lasciando un commento sugli effetti di questi semplici ma potenti asana.

Aditya Hridayam, omaggio al sole

images[9]

Questo mantra che oggi vi propongo, l’Aditya Hridayam, è un brano estratto dal poema epico del Ramayana, che in India che viene spesso recitato, danzato e cantato da attori e ballerini professionisti durante le festività sacre hindu.

Il Ramayana illustra la storia dell’epica guerra combattuta tra il Signore Rama e il demone Ravana. La tradizione racconta che sul campo di battaglia poco prima dello scontro mortale, il saggio Agastya Muni abbia insegnato l’uso di questo potente mantra per vivificare il Signore Rama, esausto per le varie battaglie sostenute a Lanka nella lunga guerra contro i demoni.

Agastya Muni insegna così a Rama la corretta procedura di adorazione di Surya, il sole, per vivificarne le forze e prendere lo slancio per affrontare la battaglia finale ed uccidere Ravana, il re dei demoni che aveva rapito Sita, sposa di Rama. Il Ramayana con le storie rappresentate e i vari personaggi che lo compongono è altamente simbolico.

Esso rappresenta la battaglia che il devoto affronta con le armi del pranayama e della meditazione contro i demoni che giacciono al suo interno. Rama rappresenta Dio, l’Eterno. Sita, la sposa rapita e portata su Lanka in esilio è l’anima. Ravana, il demone dalle dieci teste è l’ego. Perché dieci teste? Perché l’ego si esprime con i cinque Jnanendriya (organi di conoscenza) e i cinque karmendriya (organi d’azione), scagliandosi quotidianamente contro le armate di pace e armonia dell’anima.

I personaggi che compongono l’epico poema sono molteplici e ognuno ha un significato specifico in relazione con le pratiche yogiche. I Veda e gli Shastra hanno un doppio senso simbolico e interiore. Non devono mai essere intesi alla lettera. Questa è la mia esperienza in tanti viaggi in terra d’India, e chi mi ha trasmesso lo yoga lo ha sempre sottolineato chiaramente.

Ascoltate questi sacri mantra al levar del sole e ricercate lo stesso slancio vitale che il Signore Rama utilizzò per trionfare sui demoni e portare la pace e l’armonia sul pianeta. Bastano pochi minuti di canto e di ascolto silenzioso per sintonizzare la propria coscienza con le realtà interiori. La vostra giornata inizierà al meglio. Possa il Sole illuminarvi sempre.

Ricominciare a fluire

imagesCA6KVYC6

Esperienze di meditazione all’alba                

   Questa poesia è tratta dall’opera senza tempo di Kalhil Gibran “Il Profeta”. Questo poeta-veggente mediorientale descrive con un rapido affresco in versi quel che un praticante di yoga incontra quando si inoltra sui sentieri dell’ottuplice via di Patanjali. Attraverso le pratiche del pranayama, il prana viene controllato e ricondotto all’interno della colonna vertebrale. La mente allora diviene calma e pacifica, permettendo ai praticanti di accedere gradatamente alla concentrazione dei pensieri e successivamente agli stati meditativi più profondi. La meditazione è paragonabile allo scorrere di un filo di olio da un recipiente all’altro – dal sé al Sé – ininterrotto, continuo, armonioso, dove nell’Eterno Presente la coscienza “ricomincia a fluire”. Nel l’ora del Brahmamurta l’etere è carico dell’energia di migliaia di praticanti che si mettono laboriosamente all’opera nelle loro “officine interne”. Gibran la chiama preghiera, ma è lo stesso sentiero senza tempo che da migliaia di anni calca ogni viandante dei sentieri dell’anima. Raccontatemi la vostra esperienza, condividendola sul web con tutti noi.

 

 

Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della Preghiera. E lui rispose dicendo: Voi pregate nell’angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell’abbondanza. Perché non è forse la preghiera l’espansione di voi stessi nell’etere vivente? Se riversare la vostra notte nello spazio vi conforta, è gioia anche esprimere l’alba del vostro cuore.

E se non potete fare a meno di piangere quando l’anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe spingervi sempre e ancora al sorriso. Pregando vi innalzate sino a incontrare nell’aria coloro che pregano nello stesso istante, e non potete incontrarli che nella preghiera. Perciò la visita a questo tempio invisibile non sia altro che estasi e dolce comunione.       Giacche se entrate nel tempio soltanto per chiedere, voi non avrete. E se entrate per umiliarvi, non sarete innalzati. O se entrate a supplicare per il bene altrui, non sarete ascoltati. Entrare nel tempio invisibile è sufficiente.           

Con la parola io non posso insegnarvi a pregare. Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra. E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste. Ma voi, nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore.

E se solo tendete l’orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio: ” Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo secondo la tua volontà. Desideriamo secondo il tuo desiderio. Il tuo impero trasforma le nostre notti, che sono le tue notti, in giorni che sono i tuoi giorni. Nulla possiamo chiederti, perché tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano in noi. Tu sei il nostro bisogno, e nel donarci più di te stesso, tutto ci doni”.