Esperienze di meditazione all’alba |
Questa poesia è tratta dall’opera senza tempo di Kalhil Gibran “Il Profeta”. Questo poeta-veggente mediorientale descrive con un rapido affresco in versi quel che un praticante di yoga incontra quando si inoltra sui sentieri dell’ottuplice via di Patanjali. Attraverso le pratiche del pranayama, il prana viene controllato e ricondotto all’interno della colonna vertebrale. La mente allora diviene calma e pacifica, permettendo ai praticanti di accedere gradatamente alla concentrazione dei pensieri e successivamente agli stati meditativi più profondi. La meditazione è paragonabile allo scorrere di un filo di olio da un recipiente all’altro – dal sé al Sé – ininterrotto, continuo, armonioso, dove nell’Eterno Presente la coscienza “ricomincia a fluire”. Nel l’ora del Brahmamurta l’etere è carico dell’energia di migliaia di praticanti che si mettono laboriosamente all’opera nelle loro “officine interne”. Gibran la chiama preghiera, ma è lo stesso sentiero senza tempo che da migliaia di anni calca ogni viandante dei sentieri dell’anima. Raccontatemi la vostra esperienza, condividendola sul web con tutti noi.
Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della Preghiera. E lui rispose dicendo: Voi pregate nell’angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell’abbondanza. Perché non è forse la preghiera l’espansione di voi stessi nell’etere vivente? Se riversare la vostra notte nello spazio vi conforta, è gioia anche esprimere l’alba del vostro cuore. E se non potete fare a meno di piangere quando l’anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe spingervi sempre e ancora al sorriso. Pregando vi innalzate sino a incontrare nell’aria coloro che pregano nello stesso istante, e non potete incontrarli che nella preghiera. Perciò la visita a questo tempio invisibile non sia altro che estasi e dolce comunione. Giacche se entrate nel tempio soltanto per chiedere, voi non avrete. E se entrate per umiliarvi, non sarete innalzati. O se entrate a supplicare per il bene altrui, non sarete ascoltati. Entrare nel tempio invisibile è sufficiente. Con la parola io non posso insegnarvi a pregare. Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra. E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste. Ma voi, nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore. E se solo tendete l’orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio: ” Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo secondo la tua volontà. Desideriamo secondo il tuo desiderio. Il tuo impero trasforma le nostre notti, che sono le tue notti, in giorni che sono i tuoi giorni. Nulla possiamo chiederti, perché tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano in noi. Tu sei il nostro bisogno, e nel donarci più di te stesso, tutto ci doni”. |
la chiarezza e la profondità di Gibran mi sorprendono sempre…il silenzio che si percepisce durante il Brahmamurta non è solo assenza di rumore,di pensieri o parole ma è apertura del cuore al Sacro.Nel momento in cui dopo la concentrazione e il costante ricordo di Dio,percepiamo che la vita è un sogno e che siamo oltre la coscienza del mondo,li’ la meditazione diventa preghiera.Per me sono momenti rari.A volte riesco solo a concentrarmi,ma nessuno sforzo è vano e la costanza in questo ambito premia sempre.Kabir scrisse”Servo dove mi cerchi?Guarda sono vicino a te.Non sono nella moschea,non nei riti….se mi cercherai veramente mi vedrai subito.Dio è il respiro di tutto ciò che vive”Noi siamo parte di questo respiro e la preghiera è sacra se non mendichiamo ma capiamo che l’Infinito è ovunque.grazie Giò
Per risponderti con le parole del Maestro Aivanhov ti dico – “Che andiate al sorgere del sole, che meditiate, che pregate, mangiate, vi laviate o camminate…potete approfittare di ogni attività per diventare più puri, più luminosi, più intelligenti, più forti e più sani. Sono tantissimi i mezzi! E tutti convergono verso un obiettivo: la perfezione” -.
se ci riflettiamo è proprio cosi’.E’il pensiero e l’intenzione che c’è dietro ogni nostro gesto che lo nobilita.Se lo scopo è migliorarci ,ogni momento,ogni vissuto ci offrirà questa opportunità….grazie del riferimento ad Aivanhov che in certi scritti mi sta dando molto su cui riflettere e meditare Giò