Parlare di Adho Mukha Svanasana richiederebbe almeno tre post molto lunghi, tanto è ricca di azioni complesse. Possiamo però riportare alla memoria il lavoro che va fatto sulle braccia, a patto che le gambe svolgano le azioni corrette. Come dice la frase nella figura, il segreto di una corretta azione nelle braccia è l’intrecciare (entwinement), l’attorcigliarsi, l’avvolgersi della pelle sopra i muscoli, nelle direzioni indicate dalle frecce. La pelle deve avvolgere la carne. Abbiate cura di non spingere aggressivamente la carne verso la pelle, questo scompaginerà la pelle! Pensate a quanta sensibilità dobbiamo ancora sviluppare per approfondire questo asana. E la pelle deve “circolarizzare” la carne (avvolgersi). Allora non ci sarà stridore nella posizione ma stabilità e calma. Questo è il dialogo nascosto, sottile tra la pelle e la carne. Buona pratica!
Archivio mensile:ottobre 2014
Aparigraha: sciogliere gli attaccamenti del piccolo ego
“Possiamo perdere solo ciò a cui siamo attaccati”.
In questo post vi parlerò del concetto di Aparigraha, o non attaccamento. Sebbene sia il più duro dei concetti da penetrare, aparigraha è allo stesso tempo il più sottile da capire e trasporre nella nostra pratica yogica e nel nostro vissuto quotidiano. Spesso ci è capitato di osservare quanta confusione e miseria l’attaccamento possa aver provocato in coloro che prendono a discapito degli altri, come se l’Universo avesse le risorse “contate” per i suoi figli. E come anche in noi stessi quanti esiti negativi ed illusioni l’attaccamento ha procurato a causa del possesso esercitato su cose, situazioni o persone.
Ma quando crediamo di avere la presa su qualcosa scopriamo un altro livello di illusione: noi ci attacchiamo a tutte le cose. Non fa alcuna differenza aggrapparsi ad un paio di scarpe nuove, a un’auto fiammante, all’ultimo modello di hi-phone o a delle idee fisse e cristallizzate. Non sono gli oggetti desiderati o i pensieri in sé stessi ad essere sbagliati, quanto la tenacia della nostra presa sugli oggetti e sulle nostre idee. Quando noi iniziamo a mollare la presa su idee e pensieri scopriamo un livello di pratica ancora più profondo.
Mettere in pratica aparigraha ci fa lentamente risvegliare alla consapevolezza che la nostra esistenza come sé separato da tutto il resto, è una illusione del nostro piccolo ego ristretto. La pratica degli asana è un terreno fertile per coltivare i nostri attaccamenti preferiti. Riflettiamoci qualche istante. Ci sono asana che decantiamo come “nostri cavalli di battaglia”. La linea che ci divide tra attaccamento e ardore zelante per la pratica è molto sottile! Ma la nostra pratica è anche un eccellente laboratorio di ricerca per aparigraha. In che modo?
Prendete un asana qualsiasi dove voi dovete migliorare e sapete che vi da filo da torcere: Uttanasana, Adho Mukha Svanasana, Prasarita Padottanasa per esempio; tutte asana dove dovremmo scendere con il tronco bene esteso e il capo verso il pavimento. Ho nominato queste tre ma la scelta sarà conforme alla vostra ricerca personale. Indipendentemente dalla postura scelta, fate in modo da mantenerla per alcuni minuti. Iniziate ad abbandonare ogni senso di possesso riguardo alla “mia postura” o riguardo a “come l’asana potrebbe apparire ad un osservatore esterno”. Lasciate ogni idea di finalizzazione dell’asana o di accorciare, per esempio, la distanza tra il capo e il pavimento (Prasarita Padottanasana). Lasciate andare qualsiasi idea su cosa “avreste potuto fare in più”. Lasciate andare l’idea di “voi stessi che eseguite l’asana” o di “io sto facendo la posizione”.
Tutti questi rappresentano dei piccoli passi verso il mollare il senso di io e mio: aparigraha. Concentrate la vostra consapevolezza sulla presa geometrica dell’asana, le azioni corrette da intraprendere, come queste azioni si sviluppano nel corpo e nella mente. Non importa a che punto dell’asana voi vi trovate, dal momento che state ricercando e sperimentando questi concetti, ciò che l’asana vi dona in quel momento è ciò di cui avete più bisogno. Tutto qui. Questo vi aiuterà nell’acquisire ancor più sensibilità e consapevolezza, salvaguardando voi stessi da inutili incidenti di percorso causati dal voler ostinatamente perseguire livelli di pratica al momento prematuri e inutili. Studiare aparigraha è andare strato oltre strato dell’asana, è come pelare una cipolla: non si potrà mai raggiungere il punto dove non ci sono ulteriori strati da togliere. E lasciate andare anche il concetto di perfezione assoluta e, in ultimo, anche l’idea di arrivare ad un punto di arrivo nell’aparigraha!
Considerate inoltre l’etimologia della parola sanscrita: a, una negazione, parigraha, indicante «ottenere qualcosa non sostenendo che se stessi», ossia il giusto indispensabile, che con l’aggiunta del suffisso di negazione A diventa esattamente l’opposto. Voglio chiudere con un pensiero luminoso di B.K.S.Iyengar che descrive il nostro viaggio nello yoga:
“Il cambiamento non è qualcosa che dovete temere. Piuttosto, è qualcosa a cui dobbiamo dare il benvenuto. Poiché senza il cambiamento, nulla nel mondo potrebbe crescere o fiorire, e nessuno in questo mondo si spingerebbe oltre per diventare la persona destinata a essere “.
Il semaforo rosso: campana di consapevolezza
Esco per andare al lavoro, ho fatto tardi e devo arrivare in orario per gli impegni che mi aspettano. Oggi il traffico è qualcosa di caotico, che sfida il mio impegno a mantermi nella pace e sfida l’equanimità che giorno dopo giorno costruisco con le pratiche di pranayama e meditative del mattino presto. Equanimità… Riuscire a rimanere inseriti nel proprio quotidiano, nel proprio lavoro, nella famiglia che l’Universo mi ha donato, ma senza attaccamenti per i frutti delle mie azioni, libero dal risultato finale sia esso positivo o negativo. Il capitolo secondo verso 48 della Bhagavad Gita afferma “Lo yoga è equanimità”. Ma quando tutto ciò che ci circonda, impegni lavorativi, famigliari, vita veloce e serrata, tentano di minare il nostro equilibrio, con alcuni piccoli ma efficaci accorgimenti yogici possiamo fare la differenza. Si, perché molto spesso ciò che è veramente efficace è semplice e a portata di mano.
Quando con l’auto o il motorino siamo costretti a fermarci al semaforo, possiamo approfittarne per trasformare questo momento, in genere sgradito, in un’occasione di ricarica, benessere e crescita personale.
La regola generale, valida in tutti i casi, è di porre subito l’attenzione al proprio respiro, lo stratagemma che si usa per rientrare in sé stessi e calarsi nel momento presente. In quello che succede qui e ora.
Una prima possibilità consiste nell’approfittare della situazione per rilassare alcune parti fondamentali del nostro corpo, quelle su cui in genere si accumulano le tensioni e si scaricano le emozioni. Esempio:
- inspirando, calmo il corpo;
- espirando, rilasso il collo e le spalle.
Si può anche applicare agli occhi, oppure alla bocca.
In alternativa, si può seguire il movimento dell’addome, che si comprime con l’inspirazione e si espande con l’espirazione.
Tutto ciò è molto utile per spezzare l’abituale tensione della giornata tipica in città. È facile da realizzare ed è completamente gratuito, a differenza dei vari medici e terapisti cui ci capita di ricorrere per via dello stress.
Il maestro zen Thich Nhat Hanh invita a vedere il semaforo come una campana di consapevolezza e quindi a sorridergli, se lo troviamo rosso, tornando ancora una volta al respiro:
- inspirando mi calmo;
- espirando, sorrido.
Altrimenti seguendo i consigli di Tetsugen Serra (Zen, Fabbri editori, 2005) rimaniamo immobili e, respirando profondamente, osserviamo tutto ciò che scorre dinanzi a noi. Invece di restare immersi nei nostri pensieri cerchiamo di essere immersi nella Vita, ben consapevoli della realtà circostante. Dopo pochi minuti cominceremo a percepirla con occhi diversi. Con più lucidità, con la consapevolezza che dona una nuova Luce e ci fa notare cose e persone che avevamo tutti i giorni davanti a noi, ma che a causa del flusso “assordante” dei nostri pensieri noi semplicemente non riuscivamo a “vedere”. Provate, sperimentate e costruite giorno dopo giorno la vostra equanimità. Farete la differenza.
Il monaco Thich Nhat Hanh così ci isegna:
“Ho un esercizio di respirazione che vorrei offrirvi. Sono sicuro che se seguirete questo esercizio nei momenti difficili, ne trarrete sollievo.
Inspirando, so che sto inspirando.
Espirando, so che sto espirando.
Inspirando noto che l’inspirazione si è fatta più profonda.
Espirando noto che l’espirazione si è fatta più lenta.
Inspirando, mi calmo; espirando, mi sento a mio agio.
Inspirando, sorrido; espirando, lascio andare.
Inspirando, dimoro nel momento presente.
Espirando, so che è un momento meraviglioso.
Questi versi possono essere riassunti nel modo seguente:
Dentro, fuori; profondo, lento;
calma, agio; sorrido, lascio andare;
momento presente, momento meraviglioso…”
Fonte: Thich Nhat Hanh – Libero ovunque tu sia – Zeninthecity
Albert Einstein: lettera alla figlia Lieserl
Questa toccante lettera di Albert Einstein a sua figlia Lieserl, ricorda le parole dell’apostolo Paolo nell‘Inno alla Carità. Geniale ricercatore per le sue intuizioni sullo spazio-tempo, in età matura ha scritto delle parole commoventi per sua figlia che fanno pensare ai bhakta yogi dell’antica India. Il bhakta yogin ama e basta. È un sentimento molto più totale dell’amore per le cose e le persone terrene. Egli sente che tutto l’Universo obbedisce all’Amore. Associa gli eventi quotidiani alla presenza del Divino e Lo ricorda in tutti i suoi gesti. Il suo è un sentire totale che si innalza al completo sacrificio di sé, al completo e fiducioso affidamento all’Amore Universale. Vi lascio alla musicale poesia del suo cuore.
“Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono,
e anche quello che rivelerò a te ora,
perché tu lo trasmetta all’umanità,
si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo.
Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per
tutto il tempo necessario, anni, decenni,
fino a quando la società sarà progredita abbastanza
per accettare quel che ti spiego qui di seguito.
Vi è una forza estremamente potente per la quale
la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale.
È una forza che comprende e gestisce tutte le altre,
ed è anche dietro qualsiasi fenomeno
che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi.
Questa forza universale è l’Amore.
Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell’universo, dimenticarono la più invisibile
e potente delle forze.
L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo
che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica
il meglio che è in noi, e permette che l’umanità
non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.
Questa forza spiega il tutto e
dà un senso maiuscolo alla vita.
Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo,
forse perché l’amore ci fa paura,
visto che è l’unica energia dell’universo che l’uomo
non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice
sostituzione nella mia più celebre equazione.
Se invece di E = mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo
può essere ottenuta attraverso
l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato,
giungeremo alla conclusione che l’amore è
la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo
delle altre forze dell’universo,
che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento
di nutrirci di un altro tipo di energia.
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva,
se vogliamo trovare un significato alla vita,
se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita,
l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore,
un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio,
l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.
Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara,
vedremo come l’amore vince tutto,
trascende tutto e può tutto, perché l’amore è la quintessenza della vita.
Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere
ciò che contiene il mio cuore,
che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo,
ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all’ultima risposta.
Tuo padre, Albert Einstein.”
Dodici diamanti: frasi di B.K.S.Iyengar
Nel post di oggi voglio riportare dodici frasi del maestro B.K.S.Iyengar. Dodici frasi ispiranti che mi auguro possano stimolare la vostra ricerca e la vostra pratica dello yoga, aiutandovi a scendere più profondamente nella vostra anima. Dodici diamanti. Si, dodici pietre preziose che come il puro carbonio, resistono alle ingiurie del tempo e alla dimenticanza degli uomini. All’età di ottanta anni il maestro fu intervistato dalla BBC e rispose a tutte le domande che gli furono rivolte. Unico “piccolo” particolare: rispose all’intervista in Sirsasana, dicendo che “per lui era una normale posizione come lo stare in piedi lo era per gli altri”! Dodici diamanti estratti laboriosamente, tagliati perfettamente e levigati con sapiente maestria da decenni di pratica regolare e ininterrotta. Possiate voi godere della Luce di queste pietre preziose, condividendola con tutti.
“Lo yoga ci insegna a curare ciò che non può essere sopportato e a sopportare ciò che non può essere curato.”
“L’azione è movimento con intelligenza. Il mondo è pieno di movimento. Quello di cui il mondo ha bisogno è di più movimento consapevole, di più azione.”
“Lo yoga è come la musica. Il ritmo del corpo, la melodia della mente, e l’armonia dell’anima creano la sinfonia della Vita.”
“Lo yoga non cambia solo il modo in cui noi vediamo le cose, trasforma la persona che (le) vede.”
“E’ attraverso l’allineamento del corpo che ho scoperto l’allineamento della mia mente, del mio sé e della mia intelligenza.”
“Il respiro è il re della mente.”
“Lo yoga vi permette di trovare un nuovo tipo di libertà che voi non sapevate persino esistesse.”
“Lo yoga ti permette di riscoprire un senso di interezza nella tua vita, dove non ti senti come se stessi costantemente provando a riattaccare assieme dei pezzi rotti.”
“Lo yoga è una Luce, che una volta accesa, non si oscurerà più. Migliore è la tua pratica, più risplendente è la fiamma.”
“Non c’è differenza alcuna nelle anime, solo nelle idee su noi stessi che indossiamo.”
“Sii ispirato ma non arrogante.”
“La durezza di un diamante è parte della sua utilità, ma il suo vero valore risiede nella Luce che brilla attraverso di esso.”