L’arte di sapersi rilassare 2

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Proseguiamo ad approfondire il rilassamento nei suoi molteplici aspetti. Accanto al rilassamento fisico c’è il rilassamento mentale. Il successo nel raggiungere un buon rilassamento fisico renderà il rilassamento mentale ancor più profondo. Proprio come si rilassano i muscoli dopo aver eseguito gli asana, cosi va rilassata anche la mente dopo la meditazione, la concentrazione e l’esercitare la volontà nella pratica yogica.

Il rilassamento muscolare porta a riposare il corpo e il riposo della mente porta alla rigenerazione del corpo. Mente e corpo sono intimamente collegati. Il corpo è preparato dalla mente per le esperienze nel mondo esterno. La mente raccoglie le esperienze attraverso il corpo e lavora in congiunzione con il prana (l’energia vitale) i sensi e il corpo. L’influenza che la mente ha sul corpo è strabiliante. Se si è di buon umore, il corpo sarà sano e forte. Quando ci si sente depressi calano le difese immunitarie e ci si ammala: il corpo non ha più un buon funzionamento. Quando al contrario il corpo è sano, la mente è felice, di buon umore e salda. Anche qui la condizione del corpo (salute-malattia) ha un certa influenza sull’umore mentale. Immaginatevi con un forte mal di denti. Sarete inabilitati a fare qualunque cosa, anche a pensare lucidamente. E’ una esperienza che ognuno di noi ha vissuto qualche volta nella vita: un poco di dolore e la mente non funziona più bene.

Quindi la mente agisce sul corpo e il corpo agisce sulla mente. Lo yoga insegna che la rimozione delle tensioni fisiche porta riposo e acquieta l’agitazione mentale. Quando si pratica il rilassamento, la mente non dovrebbe essere occupata con pensieri irrilevanti di varia natura. La rabbia, l’invidia, il disappunto, il senso di fallimento, l’amarezza e le liti causano spossatezza mentale. La pratica corretta del rilassamento, rimuoverà questo logorio mentale interno e riempirà corpo e mente di radiante energia. Il buon umore  e la felicità lentamente riempiranno il nostro essere.

Anni fa gli psicologi predissero che la rivoluzione tecnologica avrebbe portato molti problemi per l’umanità. La loro predizione si è avverata. Se diamo uno sguardo attorno a noi notiamo che la mente moderna è diventata così appesantita da angoscia e da tensione, che la pace mentale è stata perduta a prezzo di gravi conseguenze. L’avvento della tecnologia e del web ha dato alla generazione di oggi più tempo libero che in qualsiasi altra epoca della storia dell’essere umano ma… la gente come usa il tempo libero a sua disposizione? Nei divertimenti futili ed eccitanti per il sistema nervoso, attraverso i quali si tenta di dimenticare sé stessi…

I problemi mentali si accumulano giorno dopo giorno: problemi familiari, economici, preoccupazioni per la propria salute e non solo. Gelosie, odi, tristezze, paure e altre deleterie influenze tengono la mente costantemente in agitazione. La conseguenza più triste è che la moderna civiltà ha posto ogni genere di agi e divertimenti per goderne, ma sfortunatamente le persone ne hanno perso il desiderio. La loro mente gli impedisce di avere un’attitudine positiva, salutare e senza problemi nei confronti dell’esistenza. Questo nonostante i tanti aiuti alla felicità  portati dalla società moderna. C’è da riflettere. E lascia molto pensare.

Ci fu un’epoca nella storia dell’India quando ebbe luogo una crisi analoga . Come vedete cambiano i tempi storici ma la mente umana riamane la stessa. Era un’epoca d’oro dove le persone raggiunsero un picco di prosperità materiale e di conoscenza. La gente di quell’epoca si trovava in condizioni simili a quelle di oggi. Ma mentre il loro benessere materiale cresceva, le loro tensioni mentali crescevano allo stesso modo. In quel periodo un grande saggio di nome Kapila studiò la situazione prevalente e propose all’umanità il suo sistema di yoga Samkhya ( IV secolo avanti Cristo) . Questo sistema yogico fu formulato con il proposito di dare sollievo alla gente nevrotica e confusa di quell’epoca.

Successivamente durante il periodo del Buddha, Patanjali ( II secolo avanti Cristo) modificò il sistema  di Kapila e la presentò nella forma degli Yoga Sutra. In questi scritti lo yoga viene definito come la scienza del controllo mentale, del controllo su tutti gli aspetti della personalità e delle varie tipologie comportamentali. Sebbene il tipo di civiltà dell’epoca di Kapila e di Patanjali era molto diversa dall’odierna civiltà, le modalità della mente sono rimaste pressoché immutate. In sintesi, sebbene lo yoga fu sviluppato molti secoli fa, le sue applicazioni pratiche sono di immensa utilità per aiutare l’individuo a trovare armonia, stabilità ed equilibrio in questo mondo tumultuoso.

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La vita moderna è diventata molto complessa. La lotta per l’esistenza si è fatta molto competitiva. Una grande quantità di usura costante, mentale e fisica, viene imposta all’umanità attraverso ritmi lavorativi pesanti  e modalità di vita innaturali. L’essere umano ha acquisito molte abitudini artificiali. Attraverso atteggiamenti posturali scorretti, ha portato tensioni ai suoi muscoli e nervi e ha dimenticato i principi fondamentali del rilassamento.

Se voi praticate il rilassamento regolarmente nessuna vostra energia verrà dissipata. Sarete molto attivi ed energici. Durante il rilassamento i muscoli e i nervi sono a riposo. Il prana e l’energia sono conservati e immagazzinati. La maggior parte delle persone disperde la loro energia creando dei movimenti inutili e impegnando muscoli e nervi forzatamente. Alcuni scuotono le gambe senza necessità mentre sono seduti. Altri tamburellano con le dita delle mani sulla tavola, lasciando vagabondare la loro mente. Alcuni fischiettano. Molti scuotono il capo, con tic nervosi: la loro energia è dissipata attraverso movimenti non necessari dovuti alla mancanza degli elementi di base della scienza del rilassamento.

Attenzione: non scambiate la pigrizia per rilassamento! La persona pigra è inattiva, piena di letargia e inerzia. La persona che pratica il rilassamento rigenera se stessa. Ha vigore, forza, vitalità e resistenza. Non permette mai che nemmeno una piccola quantità della sua energia venga dispersa.  Realizza una gran mole di lavoro in un tempo minimo. Persone con nature facilmente irritabili non possono godere della pace mentale: il cervello, i nervi e i muscoli sono sempre sotto una grande tensione. Sebbene possano essere dotati di forza fisica sono in realtà deboli, poiché perdono l’equilibrio della loro mente con estrema facilità.

Se veramente volete godere di una pace indisturbata e raggiungere la gioia, dovete applicarvi per ottenere una mente calma ed equilibrata, attraverso lo sradicamento di impulsi come preoccupazione, paura e rabbia. Se vi preoccupate di frequente, svilupperete un’abitudine alla preoccupazione: la vostra vitalità ed energia vengono risucchiate, muscoli e nervi sono sempre in tensione e contrazione. Il continuo sorgere d’impulsi e contro-impulsi o la repressione di questi causa ancora più tensione nel cervello, nel sistema nervoso e nell’apparato muscolare. Difatti molte sono le persone schiavi dei loro impulsi. Sono scaraventati qua e là, come in balia di un uragano. Ecco che non possono godere della pace mentale.

La scienza del rilassamento è un’ antica conoscenza dello yoga. Può essere appresa velocemente. Il rilassamento dei muscoli è fondamentale tanto quanto la loro contrazione. Possiamo dividere il rilassamento in fisico e mentale. Nel rilassamento fisico dovete sapere come rilassare tutti i muscoli del vostro corpo: questo rigenererà sia la mente che il corpo. La tensione muscolare verrà sciolta e il silenzio si espanderà in tutte le cellule. Quando praticate il rilassamento pensate alla calma e alla forza che state incamerando. Chi pratica questa scienza dello yoga raramente sperimenta stanchezza. Quando ci si rilassa, l’energia scorre nei nervi proprio come l’acqua tiepida scorre da un rubinetto che viene aperto. Come ogni attività artistica il rilassamento va praticato regolarmente, per farlo diventare man mano una seconda natura. Nei prossimi post illustrerò le varie tipologie di rilassamento, dove agiscono, come praticarle e il modo in cui lo yoga dona sollievo dallo stress, tagliandone le radici e instaurando al suo posto un senso di radiante benessere.

Parivrtta sthiti: la sinfonia del corpo che ruota

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Parivrtta Sthiti è il termine usato nello yoga per indicare gli asana che ruotano la spina dorsale sul proprio asse estendendola e riallungandola. Parivrtta in sanscrito significa voltato, ruotato: è la capacità della colonna di poter girare alternativamente a destra e a sinistra e creare spazio tra le vertebre.

Come viene descritto nella foto, in lingua inglese, le rotazioni creano un “effetto-strizzaggio” degli organi interni nel cavo addominale. Questa azione aiuta a purificare il fegato e gli altri organi interni guidando il sangue e il sistema linfatico nei vasi più grandi del sistema cardiocircolatorio, drenando le tossine e poi eliminandole. ILinfa e sistema linfatico
l sistema linfatico consente alla linfa di fluire nei tessuti corporei purificando ogni angolo dell’organismo, prima di riversarsi nelle vene toraciche.Linfa e sistema linfatico
Parallelo al sistema cardiocircolatorio, il sistema linfatico si oppone ad eccessivi accumuli di fluidi nei tessuti ed è considerato il baluardo di difesa del nostro organismo.

Spiegherò ora l’asana sopra raffigurato e le zone del corpo interessate nella torsione. L’asana in questione è Parsva Siddhasana (Siddhasana ruotato), e quì i muscoli addominali sono il motore principale nei Parivrtta Sthiti . L’addome è  assistito da altri muscoli come lo sternocleidomastoideo (lati del collo), il latissimus dorsi (gran dorsale) e il tricipite da un lato, e supportati dal bicipite e i tendini dall’altro, per far si che la torsione aumenti e divenga più intensa.Il tutto con un magnifico effetto di riallungamento e rotazione nei processi spinali, che imbeve i dischi intervertebrali di linfa fresca e irrora i nervi spinale di nuovo sangue ossigenato, migliorandone l’efficienza.

A volte le rotazioni rappresentano una sfida per lo studente, ma questi asana hanno il potenziale di condurre la mente dei praticanti in uno stato di neutralità. Fisicamente parlando l’allungamento procurato dai Parivrtta Sthiti riporta la spina dorsale in un atteggiamento posturale neutro, rispetto al piegarsi in avanti o all’arcuarsi indietro. Da un punto di vista più meditativo il fatto di ruotare il canale centrale del corpo (la colonna), offre al praticante una ulteriore possibilità di guardare in ogni direzione e, in ultimo, di stabilire la propria coscienza nel punto dove la dualità (desiderio e repulsione) inizia a tramontare, per essere lentamente assorbita dalla pace dell’anima. Praticate, sperimentate e ascoltate la sinfonia del vostro corpo risuonare nelle profondità della vostra mente stabilizzata dallo Yoga.

 

 

 

 

 

 

Stare con i piedi per terra

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Nel post di oggi darò un breve accenno sull’uso dei piedi nell’Iyengar yoga. Lo schema della foto, in inglese, è la spiegazione di come vengono denominate le aree del piede e l’utilizzo che se ne fa i tutti gli asana, sia quando i piedi vengono mantenuti saldi in terra negli Utthita Sthiti (asana in piedi), nei Pashima  Pratana Sthiti (discese in avanti) che nei Viparita Stithi (capovolte) e nei Purva Pratana Stithi (archi). In sintesi senza un adeguato uso dei piedi la dinamica dell’asana non può essere riportata nelle gambe e nella spina dorsale, il fulcro di tutta la pratica dello yoga e nostra colonna portante in ogni senso. Ci sarebbe da parlare all’infinito sulle corrette azioni da effettuare nei piedi, ma il mio non vuole essere un trattato di yoga sui piedi bensì un semplice post per visualizzare al meglio le zone sensibili alle azioni dello yoga.

Osservate i quattro rettangoli posti rispettivamente nei quattro angoli esterni dei piedi. Immaginate il piede come un’automobile, e quei punti come gli pneumatici che sostengono il piede in terra saldo su quattro basi uniformi. E’ la prima azione che qualunque insegnante di Iyengar yoga direbbe a un principiante, per avere la percezione di radicamento a terra con le gambe.

Osservate quelle tre forme ellissoidali che si trovano nell’arco plantare interno esterno e sul davanti del tallone. Vengono denominate rispettivamente “arco plantare interno”, “arco plantare esterno” (si, avete letto bene!  Va attivato con un paziente e sottile lavoro) e “davanti del tallone”. Punti chiave del piede da dove si dipartono azioni che hanno effetti in parti distali del corpo (bacino, schiena, spalle). Senza l’attivazione di questi punti è pressoché impensabile parlare di Utthita Stithi.

Abbiamo in ultimo le zone evidenziate dai cerchietti. Sono rispettivamente i “cuscinetti” dei metatarsi, la fine del quinto metatarso (vicino all’arco esterno del piede), il centro del tallone (visualizzatelo come il punto d’appoggio di una sfera) e il “davanti” del tallone interno, punti chiave da dove dipartono le principali azioni per i Pashima Pratana Sthiti e i Viparita Sthiti.

Mi auguro di aver dato dei “memento” originali per i praticanti maturi e dei spunti di riflessione per i principianti, che avranno modo di ricordare e visualizzare al meglio le azioni corrette impartite dai loro insegnanti, e avere materiale di studio e approfondimento per la loro pratica a casa.

 

 

 

Il corretto appoggio delle mani nello yoga

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Il post di oggi è dedicato all’attenzione che i praticanti devono porre nell’uso corretto delle mani in asana come Adho Mukha Swanasana, Adho Mukha Vriksasana, Pincha Mayurasana, Chaturanga Dandasana e in tutti quegli asana dove si richiede il pieno appoggio del palmo della mano a terra per sostenere il peso del corpo.

L’illustrazione è in inglese per cui, chi capisce la lingua, non avrà problemi nel comprendere chiaramente le azioni da mettere in gioco durante l’esecuzione degli asana.Tradurrò per i praticanti che non comprendono la lingua inglese.

Osservate i cerchi di colore verde scuro. Vicino c’è riportata l’azione di “premere con fermezza queste aree della mano sul tappetino di pratica“. Sono i punti da tenere con priorità ben premuti senza sollevarli in nessun modo.

Passate ora ai cerchi di colore verde oltremare, più chiari. Sono aree della mano “che vengono mantenute aderenti in terra sul nostro tappetino di pratica“.

C’è poi indicato, con un cerchio giallo, il centro del palmo della mano. L’azione che viene suggerita quì è di “visualizzare quest ‘area della mano come se ci fosse un risucchiare verso l’alto“, una sorta di bandha al centro del palmo della mano.

Osservate il cerchio rosso, l’area della mano da “mantenere saldamente in terra per evitare che si sollevi“.

In ultimo abbiamo i cerchi color arancio, nel “tallone della mano” come lo chiama B.K.S.Iyengar, che indicano l’azione da svolgere in quell’area: “evitate di far collassare il peso corporeo in questo punto”.

Tutto questo per scongiurare eventuali danni in allievi che hanno subito incidenti nei polsi (fratture, cadute, lussazioni, traumi sportivi, ecc) o in allievi che soffrono con disturbi di artrite e artrosi con dolori ai polsi e presentano una ridotta mobilità articolare. Il peso deve essere equamente distribuito in tutte queste zone così da evitare sovraccarichi inutili nei polsi, specialmente se gli allievi presentano problemi in questa parte della mano. Lo yoga, correttamente insegnato, deve aiutare tutti nell’esecuzione degli asana in maniera sicura, funzionale e conservativa: anche in età avanzata.

B.K.S. Iyengar, con una intera vita dedicata alla pratica e il vasto insegnamento che tutt’ora ci tramanda, credo sia l’esempio vivente di quanto è stato appena detto. Auguro a voi tutti uno studio corretto e amorevolmente disciplinato, mettendo in pratica i consigli dei vostri insegnanti in questa arte di vita che è lo yoga.