Basi per costruire una sequenza di asana a casa

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Spesso i miei allievi  al termine delle lezioni mi chiedono : “Sì, bellissima lezione ed utilissima per la schiena, ma da solo a casa, che cosa potrei lavorare? Sai, con te a lezione non devo preoccuparmi di pensare alla sequenza di asana, ma a casa da solo?”

Nonostante ripeta all’infinito ai miei ragazzi di iniziare a sperimentare anche con tre o quattro asana supportati da un muro, da sedie, da un tavolo, noto reticenza a dar vita ad una pratica personale tra le quattro mura di casa propria. E questo non vuol dire praticare per due ore filate facendo asana acrobatiche o impegnative, tutt’altro! Ma riuscire a sperimentare anche un abbozzo di sequenza congruente, semplice, breve, ma funzionale e che dia ristoro alle fatiche e allo stress quotidiani: se si desidera sinceramente praticare questa è una motivazione più che valida. Per venire incontro alle richieste dei miei allievi vi linko qualche scheda utile che  sia di aiuto per la vostra pratica a casa.

Sequenza di pratica a casa
Le schede sono stata gentilmente messe a disposizione dall’IYNAUS di New York. Ora avete buoni motivi per iniziare la vostra pratica personale. E il vostro insegnante se ne accorgerà!

Il peso dell’acqua

Libertà-interiore[1]

Uno psicologo stava spiegando come gestire meglio lo stress. Quando sollevò un bicchiere d’acqua, tutto il pubblico immaginò che avrebbe posto la solita domanda…: “Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?”
Quello che invece domandò fu: “Quanto credete che pesi questo bicchiere d’acqua?”
Le risposte variarono da 250 a 400 grammi.
“Il peso assoluto non conta, – replicò lo psicologo – dipende dal tempo per cui lo reggo. Se lo sollevo per un minuto, non è un problema. Se lo sostengo per un’ora, il braccio mi farà male. Se lo sollevo per tutto il giorno, il mio braccio sarà intorpidito e paralizzato. In ogni caso il peso del bicchiere non cambia, ma più a lungo lo sostengo, più pesante diventa.” E continuò: “Gli stress e le preoccupazioni della vita sono come quel bicchiere d’acqua. Se ci pensate per un momento, non accade nulla. Pensateci un po’ più a lungo e incominciano a far male. E se ci pensate per tutto il giorno, vi sentirete paralizzati e incapaci di far qualunque cosa.”
E’ importante ricordarsi di lasciare andare i nostri stress. Alla sera, il più presto possibile, posiamo i nostri fardelli. Non portatiamoceli addosso per tutta la sera e tutta la notte. Ricordiamoci di posare il bicchiere d’acqua!

L’inverno della vita

Ancora dagli amici di passoinindia un post stupendo come al solito da leggere e meditare attentamente…

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In una domenica d’ottobre, sono andato con certi amici  in un ricovero per anziani perché dovevano visitare un loro parente, qualcuno che conosco anch’io molto bene. Era un po’ fuori città, in mezzo alla  natura e vicino ad un piccolo fiume;  era la prima volta che ne visitavo l’interno quindi ero molto curioso di  vederlo; eravamo appena entrati, quando ho visto che qualcuno stava guardando la tv, qualcuno stava mangiando, qualcuno stava bevendo, qualcuno si stava addormentando sulla sedia. Tutto il posto era molto pulito e anche gli assistenti e le infermiere sembravano piuttosto gentili. Ci siamo seduti in una grande sala con al centro un vecchio camino di maiolica, purtroppo spento. C’erano  già altri visitatori. Poco dopo ho notato che la Signora seduta alla mia sinistra stava parlando da sola e stava piangendo da sola e, di fianco, c’era un’altra Signora, paralizzata, che stava mangiando aiutata dall’ infermiera. Mi sono guardato attorno e ho visto, sulla destra, un’anziana coppia; Lui aveva una rivista nelle mani dove erano pubblicate le foto di “Dallas”e la notizia che presto quella serie di telefilm sarebbe ricominciata; Lui stava parlando con Lei: “te lo ricordi Dallas? Guarda, quel programma sta per ricominciare. Te lo ricordi che lo guardavamo tutti insieme? E che non abbiamo mai lasciato neppure una puntata? Ti ricordi quanto ti piaceva Bobby? E, guarda, adesso tornerà anche il cattivo della famiglia….”. Era lo stesso programma, forse gli stessi autori, le stesse emozioni ma ormai Lei non c’era più con la sua memoria per capire tutto ciò che Lui le stava raccontando.

In solo mezz’ora erano arrivate altre nuove facce di visitatori ma le domande erano sempre le stesse: “ora come stai? come ti senti? mangi? (…)”. Anche se tutti rispondevano che stavano bene, la loro tristezza si vedeva sui loro volti, tanto che ogni domanda del genere appariva superflua; erano tutti lì, radunati, come fosse una squadra che ha appena perduto una partita importante. Forse era la loro solitudine, la nostalgia di stare lontano dalla propria casa, quella stessa casa che avevano costruita con il  sudore, risparmiando ogni piccolo denaro, piena di cose comprate  con altrettanta emozione.  Forse era lo stare lontano dalla famiglia o da tutti quegli amici con cui erano cresciuti e avevano passato la maggior parte dalla loro vita. Forse era per il fatto che la vita non dava loro più nessuna felicità. Forse non rimaneva quasi niente che li rendesse davvero contenti.

Ad ogni mio respiro mi facevo un sacco di domande; cosa è la vita? quale ne è il senso? Sono nato e cresciuto in un piccolo villaggio del nord India e mia mamma diceva sempre che andare ad un funerale è più importante che participare ad un matrimonio, perchè durante una cremazione (da me i morti vengono bruciati) ci si sente ancora più vicini a Dio e quei momenti sono preziosi perché fanno riflettere sulla verità della vita. Anche qui ho provato le stessi emozioni e mi sono fatto le stesse domande; mi sono detto che un giorno noi tutti faremo la stessa fine proprio come quelle Signore e Signori davanti al grande camino. Mi chiedo allora il perchè di tutta questa fatica, il perchè di tutte queste corse per fare carriera, del perchè sia fondamentale stabilire cosa è mio e cosa è tuo se, alla fine, non rimane niente, neanche questo nostro povero corpo di polvere che trucchiamo ogni giorno, per ore ed ore. Spesso sento dire che nella vecchiaia gli anziani diventano cattivi, si arrabbiano con facilità, diventano come bambini. In realta è la vecchiaia che li fa diventare così e basterebbe che qualcuno condividesse con loro un po’ più di qualche momento.

La vecchiaia è davvero brutta, anche se fu una delle cose che, insieme alla morte e alla sofferenza, aveva impressionato Buddha prima che decidesse di lasciare tutti i suoi beni e percorrere il suo cammino di spiritualità.  Non sappiamo se dopo la morte  esista  anche un’altra vita ma quello che so è che tutti avremmo bisogno di ultimi momenti indimenticabili, di tanta cura, prima di poter lasciare tranquillamente questo mondo. Ero sotto questa montagna di domande quando ho sentito la voce del mio amico che mi diceva “andiamo via”. Eravamo vicini all’uscita principale quando la voce di un’infermiera  disse: “aspettate un momento, perché è attivo l’allarme”. Un’altra voce dietro di me disse: “non siamo così preziosi che qualcuno ci porta via”.

Testo e foto by PASSOININDIA

La festa di Holi ovvero un bagno nei colori

Condivido questo articolo degli amici di passoinindia dove viene descritta la festa di Holi. Mi trovai a Kolkata(Calcutta) durante il suo svolgersi nel 2007: mai vista tanta gente per le strade che si spruzzava festosamente acqua colorata! Un vero e proprio tripudio di colori…indelebili! Buona condivisione.

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La Holi è celebrata alla fine della stagione invernale, l’ultimo giorno di luna piena del mese lunare di Phalguna, secondo il calendario indu, che di solito cade nel mese di febbraio o marzo di ogni anno.

Quest’anno sarà il prossimo 26 marzo che gli indiani festeggeranno la Holi (conosciuta anche come Dhuli, in sanscrito, o Dhulheti, Dhulandi o Dhulendi), nota anche come festa dei colori. Il festival, che rappresenta un saluto alla primavera, la stagione simbolo di amore e fertilità, ha vari scopi tra cui, anticamente, quello di commemorare i buoni raccolti. Ma la sua finalità è soprattutto religiosa, legata alla mitologia indù, anche se celebrata in un modo particolare e distante dai rituali religiosi che caratterizzano altre festività.

Durante questo evento, i partecipanti si gettano addosso polvere, di origine naturale, di tutti i colori,  anche utilizzando palloncini e pistole d’acqua colorata e insomma, qualunque altro strumento che consenta di “arrivare a segno”.

La Holi abbassa per quel momento di festa la severità delle norme sociali, perché in quel giorno sembrano non esserci differenze tra persone di casta diversa, tra uomini e donne e tra ricchi e poveri che, tutti insieme, si lasciano andare al divertimento e alla gioia. Nessuno si aspetta un comportamento educato, di conseguenza, l’atmosfera è piena di emozioni e spontaneità.

La più popolare mitologia da cui deriva il nome HOLI è legata alla uccisione di Holika.  Si racconta che Hiranyakashipu, il grande re dei demoni, a seguito di una lunga penitenza, ebbe in dono dal dio Brahma l’immunità dalla morte;     egli infatti chiese di non poter mai essere ucciso “durante il giorno o di notte, all’interno della casa o fuori, non sulla terra o in cielo, né da un uomo né da un animale, né da Astra (spada) né Shastra (lancia)”.  Questo re crebbe quindi arrogante e avverso ai Cieli e alla Terra. Egli chiese che la gente smettesse di adorare dèi e iniziasse ad adorare lui. Il figlio di Hiranyakashipu,   Prahlada, continuò, nonostante le minacce di suo padre, a venerare il suo Dio Vishnu. Così Hiranyakashipu, infuriato, tentò di avvelenarlo ma il veleno diventò nettare nella bocca di Prahlada che ugualmente rimase illeso quando venne calpestato dagli elefanti che gli scatenò addosso suo padre e quando, sempre ad opera del suo genitore, venne rinchiuso in una stanza con affamati serpenti velenosi. Tutti i tentativi di Hiranyakashipu di uccidere suo figlio non andarono a buon fine. Alla fine Hiranyakashipu ordinò a Prahlada di sedersi su un rogo in braccio a sua zia Holika, sorella demone di Hiranyakashipu, il quale ben sapeva che ella era immune dall’essere bruciata dal fuoco. Prahlada, ignaro, prontamente accettò gli ordini di suo padre e pregò il Signore Vishnu perché nulla accadesse a se stesso.  Quando il fuoco divampò,  Holika, tra gli sguardi stupiti dei presenti, cominciò a bruciare a morte mentre Prahlada rimase illeso ancora una volta. La salvezza di Prahlada e la combustione di Holika sono celebrato come Holi. Per questo i falò vengono accesi alla vigilia della festa, nota anche come Holika Dahan (combustione di Holika) o Chhoti Holi (piccola Holi).

Non ci sono dati completi per conoscere le origini della festa. Tuttavia, la Holi come la vediamo oggi, si crede abbia avuto origine nel Bengala. Anche in Mathura, altra zona dell’India, dove Krishna è cresciuto, il festival viene celebrato in onore dell’amore divino tra Radha e Krishna e dura 16 giorni.

Il giorno della Holi, come tutti gli anni, non andrò a lavorare e, dalla finestra della mia casa, stretta tra tante altre case, in altrettante strette viuzze, posso godere del divertimento della gente che si sporca a vicenda di acqua colorata, tanto in India, in questa stagione, non è freddo e quel giorno lo è ancora meno perché è vivo il calore delle persone che, dimenticando per un giorno la loro casta e il loro sesso, si sentono, almeno per un attimo, tutti uguali. Scenderò le mie scale e andrò in strada, sapendo che qualcuno, uno sconosciuto, si avvicinerà a me e colorerà la mia faccia e i miei vestiti. Come a Carnevale in Occidente, con i coriandoli e la schiuma da barba.

testo by PASSOININDIA