L’uso dei supporti nell’Iyengar Yoga

 

 

Cari amici dello yoga riprendiamo la serie dei post sull’origine dei supporti e di come furono ideati, quali esigenze ne hanno richiesto la creazione e il perché del loro uso nella pratica dell’Iyengar Yoga. Il prop che prenderemo oggi in esame sarà il Viparita Karani box, utilizzato per eseguire Viparita karani e non solo, in quanto il suo utilizzo si estende a molti altri asana.

Grazie alle riflessioni di B.K.S. Iyengar in merito alla elaborazione di questo raffinato supporto, capiremo come il suo genio creativo era sempre e costantemente rivolto al miglioramento della pratica dello yoga e come questo miglioramento potesse essere di beneficio non solo per gli studenti con evidenti difficoltà, ma anche per approfondire l’ esplorazione di aspetti profondi della sadhana negli studenti più avanzati. Spesso si utilizzano questi supporti meccanicamente, senza riflettere sui laboriosi anni di ricerca spesi dal fermento creativo di B.K.Iyengar così da permetterci l’utilizzo di cinte varie, cunei, quarti di tondo, sedie, planks, il cavallo, i vari archi di differenti misure e molto, molto altro ancora che hanno permesso a molti studenti nello yoga di poter accedere in maniera sicura ed incolume ad asana altrimenti inaccessibili per loro.

Ed ogni volta che ci serviamo di un supporto, per quanto semplice ed umile esso sia, rivolgiamo un pensiero di gratitudine a colui che ha reso oggi possibile tutto questo per la moltitudine dei praticanti sparsi nel mondo…

 

“L’aspetto esteriore dell’asana può essere perfetto, ogni criterio soddisfatto, ogni punto ben indirizzato, ma la comunicazione interna, la circolazione e la consapevolezza hanno bisogno di una maggiore attenzione. La maggior parte delle volte, quando si raggiunge il cosiddetto “asana corretto”, gli studenti tendono a diventare compiacenti e iniziano a ignorare l’essenza dell’ asana, pensando che possono spontaneamente “eseguire la posizione”.
La compiacenza e l’ignoranza sono assassini silenziosi della sadhana. Bisogna essere estremamente consapevoli di entrambi.
Setubandha Sarvangasana è un asana molto benefico. Io potevo stare in questo asana per 10-15 minuti. Tuttavia, altri non potevano rimanere nella posa indipendente persino neanche 2 o 3 minuti. Sulla panca, l’intensità era carente.

Così, ho cominciato ad assecondare l’idea su come la posa potesse essere fatta con il supporto, ma che fosse efficace, fedele al valore intrinseco della posizione. Sul mio corpo ho compreso che, quando la zona renale è sostenuta con le mie mani e arcuata, l’asana si dimostrava efficace. Per questo motivo ho progettato il Viparita Karani box principalmente per Setubandha Sarvangasana, dove i reni devono essere arcuati sul supporto.

Un nuovo pensiero o un’idea può essere vaga all’inizio. Bisogna essere pazienti e perspicaci per svilupparlo in qualcosa. Ho raffinato i props passo dopo passo, a volte scartando completamente il prodotto e partendo da capo.
La percezione, la sensazione, l’osservazione e la saggezza dovrebbero riflettersi in tutto ciò che si crea. “

 

Fonte: B.K.S. Iyengar da ” Il corpo è il mio primo prop” calendario

La corretta relazione tra lo studente e il suo insegnante

“Lo scopo dell’asana non è tanto padroneggiare la posizione. Quanto su come usare la postura per capire e trasformare noi stessi”.

B.K.S.Iyengar

 

Cari amici dello yoga, il post di oggi è una riflessione sul corretto rapporto che dovrebbe instaurarsi tra lo studente che si avvicina alla pratica dello yoga e il suo insegnante, che si prodiga al meglio per travasare nella giusta maniera i concetti all’allievo nel tempo.

“Lo studente, proprio come l’insegnante, ha bisogno di praticare fedelmente. L’insegnante dedica TEMPO e SFORZO nel prepararsi per la classe e l’insegnamento che lo attendono: per ricevere il massimo dei benefici lo studente deve assumersi lo stesso impegno. Naturalmente, svariati eventi della vita potrebbero interrompere una pratica costante e regolare.  Qualcuno potrebbe interrompere per giorni o persino per settimane, senza una solida pratica: chi di noi non ha vissuto periodi simili? Ma alla fine la disciplina di una pratica regolare deve essere consolidata, se si vuole che lo yoga incida nel nostro livello più profondo.

Guruji B.K.S. Iyengar ripeteva il suo semplice ma profondo consiglio più e più volte, che è “PRATICA”. Solo attraverso la pratica può arrivare la comprensione. E dalla comprensione arriva l’intuizione, dall’intuizione arriva la saggezza, la libertà, vera essenza dell’arte dello yoga. Si dovrebbe sperimentare questo processo evolutivo senza fine su sé stessi. Questo processo non può essere appreso con nessun altro mezzo se non con la pratica. Una parte del lavoro dell’insegnante è ispirare lo studente a mantenere una pratica regolare, ma il compito dello studente e di prendere quell’energia di ispirazione e trasformarla nella realtà dell’azione

Dedico queste sacre parole del genio creativo di B.K.S. Iyengar ai miei insegnanti formatori, a Sandra Bertana mia attuale insegnante che con pazienta infinita sta donandomi l’arte dello yoga smussando con grande perizia i miei spigoli, e a tutti i miei ragazzi, affinché utilizzino queste parole per una crescita e comprensione creative nell’universo meraviglioso e sempre nuovo che è l’Iyengar yoga.

 

Fonte: Da un estratto di Pushpanjali, di B.K.S.Iyengar

Carrie Owerko: lo Yoga come gioia

 

Cari amici dello yoga, oggi vi racconterò dell’esperienza di pratica vissuta con Carrie Owerko, insegnante senior americana, che cortesemente ha accettato di condividere qui a Civitavecchia la sua ricca esperienza nello yoga, lasciandoci molti spunti di profonda riflessione sula pratica. Il Centro Terapie Integrate Surya di Civitavecchia assieme al Centro yoga “Corpo e mente” sempre di Civitavecchia, hanno organizzato il 26/27 e 28 di maggio un intensivo di 16 ore con Carrie Owerko, per la prima volta invitata in Italia grazie a questa collaborazione dei due studi di yoga che per mesi hanno lavorato affinché in Maggio l’evento potesse realizzarsi. L’evento è stato organizzato nello stupendo Hotel S. Giorgio di Civitavecchia che si affaccia sul mare, nella splendida cornice di un maggio assolato del litorale laziale. La presenza di Carrie  ha richiamato 60 partecipanti, la maggior parte dei quali tutti insegnanti Iyengar certificati, e molti dei quali provenienti da tutta Europa e anche dal Kazakistan.

Se posso tradurre in parole questi due giorni e mezzo di intensa pratica di propedeutici per gli asana io userei la parola GIOIA. Si, Gioia! Il suo interfacciarsi con gli studenti, le sue correzioni, le sue spiegazioni semplici e mirate, gli argomenti trattati e i mille aneddoti sullo yoga, tutto è stato svolto all’insegna di clima gioioso e cordiale. Carrie proviene dalla danza, dove ottenne un B.F.A. in danza e teatro, laureandosi successivamente al Neighborhood Playhouse Theater School in NYC. Trascorse alcuni anni lavorando al Movement/Educational/Experimental Theater Company, o The Irondale Ensemble Project. Appena dopo questa esperienza Carrie completò i suoi studi al The Laban Institute in NYC, diventando Movement Analyst (CMA).

Molti sono stati gli anni impiegati con entusiasmo ad esplorare il movimento del corpo, per aiutare le persone a sviluppare una più piena comunicazione ed espressione corporea. Insegnare sorridendo, insegnare suscitando gioia: questo è ciò che ci ha lasciato Carrie. Il suo approccio all’Iyengar yoga è dato da una grande curiosità, apertura mentale e profondo affetto, che trasmette a primo impatto agli studenti. Il tutto saggiamente connesso allo studio scientifico, alla filosofia dello yoga e a una  immaginazione poetica nella pratica.

Nello specifico ama esplorare la relazione tra disciplina e giocosità, ed è una convinta sostenitrice del potere della “follia controllata”. Sono stati due giorni e mezzo di intenso laboratorio, investigando il perché il corpo assume determinate dinamiche negli asana, come sentire il corpo dall’interno, come accedere a degli stati di liberazione della coscienza grazie all’uso del respiro e allo sblocco delle articolazioni. Semplicemente meraviglioso il suo approccio. Da riprovare e da riapprofondire. Grazie Carrie per averci fatto comprendere che lo yoga può essere trasmesso anche tra risate di cuore e un approccio gioioso e non violento. Ti aspettiamo a Civitavecchia tra un anno, per esplorare quelle infinite potenzialità dello yoga di cui tu ci hai appena accennato.

 

 

Fonte: carrieowerko.com

Guardare davanti a noi

 

 

avanti

 

Cari amici dello yoga, oggi voglio raccontarvi di una esperienza avuta a lezione dalla mia insegnante di Iyengar yoga Sandra Bertana. E’ un breve ma significativo episodio che illustra come la nostra mente funziona. In un progressivo raffinamento di Sirsasana e nella correzione di alcune imperfezioni nell’allineamento, mi lamentavo di non aver capito prima queste cose e perché solo ora scendeva l’informazione dentro di me, il perché non mi fossero state date prima quel tipo di correzioni ecc.

Sandra  mi disse sorridendo: “Aldo bisogna guardare avanti; non guardare più indietro”…Parole a primo impatto semplici, ma che nascondono una profonda filosofia di vita. Siamo stati in un buon ristorante, ambiente confortevole, cibo gustoso, servizio cortese, ma al momento del conto ci arriva una cifra da pagare non proprio economica. Lasciamo il ristorante ricordando la piacevole esperienza oppure lamentandoci del conto salato? Perché la mente si focalizza sulla negatività di un vissuto? Perché è più facile, come nel caso del ristorante, lamentarsi del conto piuttosto che ricordare la bontà del cibo, il servizio cortese e l’ambiente rilassante? Perché la nostra mente è progettata per uno scopo principale: la sopravvivenza.

La mente di per sé stessa non ci aiuta ad essere felici, ci aiuta a sopravvivere. Ci fa osservare qualsiasi cosa possa disturbarci ed amplifica il negativo. Ma ci rende anche in grado di tirarci fuori da condizioni di paura e di scarsità. Tutto questo se sappiamo dove avere il nostro focus mentale. Certo perché ciò che non va è sempre a portata di mano: ma lo è anche ciò che funziona ed è valido! Spesso la vita non va come abbiamo pianificato e le sorprese indesiderate sono sempre dietro l’angolo ma…piuttosto che dire a noi stessi che abbiamo perso qualcosa o siamo carenti di qualcosa, o che non raggiungeremo mai un sogno che abbiamo dentro il Cuore, prendiamo la ferma decisione di focalizzare la nostra mente su ciò di cui possiamo essere grati adesso.

Questo non vuol dire reprimere le proprie emozioni o vivere in uno stato di negazione della realtà. Vuol dire che abbiamo deciso di vivere in uno stato mentale armonioso, non importa ciò che possa accadere: “no matter what”. Se noi siamo felici solo quando le cose stanno procedendo secondo il nostro gradimento, vorrà dire che non saremo molto felici nella vita. Più riusciamo a far scorre il cursore della nostra attenzione mentale sulle cose belle che sono attorno a noi, più riusciamo a coltivare un senso di prosperità e abbondanza interna e più riusciremo a sperimentare Ananda (gioia) nella vita di tutti i giorni e a creare un ambiente interiore armonioso.

Fonte: Antony Robbins

Thích Nhất Hạnh: la meditazione dei sassolini

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Cari amici dello yoga nel post di oggi voglio segnalarvi una semplice e stupenda pratica meditativa del Maestro buddhista vietnamita Thich Nhat Hanh, dove grazie al sostegno del respiro possiamo allentare la morsa delle vrittis mentali e posizionarci “come una solida montagna” sulla piana della nostra consapevolezza. In questo tipo di meditazione tutto ruota attorno al respiro e si dipana in un continuum spazio-temporale dove la presenza nell’attimo che fluisce è il cardine di questa pratica.

Stare e non fare. Ascoltare il flusso respiratorio. Stabilizzare la seduta per radicarsi alla Terra. Osservare le fluttuazioni della mente che arrivano, si manifestano e si dissolvono, come vapore nell’aria. Praticatelo in un ambiente naturale: al mare, in un bosco, su un prato, sotto un albero, aumentando molto gradatamente nei giorni il tempo di pratica. Iniziate con molto poco.

Cinque o dieci minuti all’inizio sono sufficienti. Dobbiamo comprendere grazie alla pratica, quanto la nostra mente sia presa nei propri meccanismi e come spesso corra come un criceto su una ruota…Man mano si creerà spazio all’interno della nostra coscienza, con il quietarsi delle onde mentali. E in quello spazio il fiore della libertà da io,mio ed Ego inizierà a sbocciare e a diffondere la sua inebriante fragranza: è l’alba del vostro risveglio dal sonno della coscienza. Vi auguro una respirazione cosciente.

“Possiamo sederci tutti in cerchio e affidare a un bambino il ruolo di maestro di campana. Ognuno avrà con sé il sacchettino con i quattro sassolini, preparato in precedenza. Ci potremo sedere sulle sedie, se ne abbiamo di altezza giusta che permettano ai bambini di avere i piedi ben appoggiati a terra, possibilmente senza appoggiarsi allo schienale, oppure ci siederemo a terra su cuscini, con le gambe incrociate. Possiamo anche sovrapporre due o più cuscini e sederci sopra di essi, dopo esserci inginocchiati con le gambe ai lati dei cuscini. L’importante è che la schiena resti eretta ma morbida e flessibile, con la cima della testa verso l’alto; possiamo tenere gli occhi aperti o socchiusi, con sguardo sfocato diretto davanti a noi verso il basso.

Ascoltiamo insieme i tre suoni di campana che aprono la meditazione dei sassolini, accompagnandoli con la consapevolezza del respiro.
…………………

Versa fuori dal sacchetto i sassolini e mettili per terra alla tua sinistra. Prendi un sassolino e guardalo: il primo sassolino rappresenta un fiore; rappresenta anche la tua stessa freschezza e la natura di fiore che è in te.
Metti il sassolino sul palmo della mano sinistra e poi appoggia la sinistra sulla destra, anch’essa a palmo in su, per dare inizio alla tua meditazione sulla tua natura di fiore:

Inspirando, mi vedo come un fiore.
Espirando, mi sento fresco. 

Non si tratta di fare finta: tu sei un fiore nel giardino dell’umanità.
Vediti come un fiore. È utilissimo sorridere durante la pratica: un fiore sorride sempre.
Pratica tre volte “fiore/fresco” ad ogni inspirazione ed espirazione …………
Ora prendi il sassolino e posalo a terra alla tua destra.

Ora prendi il secondo sassolino e guardalo.
Questo sassolino rappresenta una montagna.
Una montagna è simbolo di solidità. Tu sei te stesso, sei stabile, sei solido. Se non sei solido non puoi essere veramente felice: ti lascerai smuovere da provocazioni, rabbia, paura, rimorso o ansia.

Questa meditazione è meglio praticarla in posizione seduta perché nel mezzo loto o nel loto completo il corpo si sente molto stabile e solido: anche se arriva qualcuno e ti dà una spinta, non cadi.
Dopo aver posato il secondo sassolino nel palmo della mano sinistra e appoggiato la sinistra sulla destra, a palmo in su, cominci a meditare sulla montagna.

Inspirando, mi vedo come una montagna.
Espirando, mi sento solido.

Ripeti “montagna/solido” tre volte, ad ogni inspirazione ed espirazione. ………….
Quando sei solido non è più tanto facile farti perdere l’equilibrio, nel corpo e nella mente.
Puoi prendere il sassolino e posarlo a terra alla tua destra.

Prendi ora il terzo sassolino e posalo sul palmo della sinistra, che andrà a raggiungere la
destra posata in grembo a palmo in su. Il terzo sassolino rappresenta l’acqua tranquilla.
Capita di vedere un laghetto o uno stagno che ha acque così calme da riflettere con precisione tutto ciò che ha intorno: è così tranquillo che riesce a riflettere il cielo azzurro, le nuvole bianche, le montagne, gli alberi; puoi puntare la macchina fotografica sul lago e fare una foto del cielo e delle montagne che vi sono riflesse, proprio identiche.
Quando hai la mente calma, questa riflette le cose così come sono e tu non sei vittima di percezioni erronee. Quando la tua mente invece è disturbata da forti desideri, rabbia o gelosia percepisci le cose in maniera sbagliata. Le percezioni erronee generano in noi molta rabbia, paura, violenza e ci spingono a fare o dire cose che distruggono tutto.
Questa pratica ti aiuta a recuperare la calma e la pace, rappresentata dall’acqua tranquilla.

Inspirando, mi vedo come acqua tranquilla.
Espirando, rifletto le cose come sono in realtà.

Ripeti “acqua-rifletto” tre volte, ad ogni inspirazione ed espirazione……………
Non si tratta di un pensiero di buon augurio: con la consapevolezza del respiro puoi dare pace al respiro, al corpo, ai sentimenti. Ora puoi posare il sassolino alla tua destra.

Il quarto sassolino rappresenta lo spazio e la libertà. Se nel cuore non hai spazio a sufficienza, ti sarà molto difficile sentirti felice. Quando sistemi i fiori, capisci bene che i fiori hanno bisogno di un po’ di spazio, intorno, per irradiare la loro bellezza.(1)
Ogni persona ha bisogno a sua volta di spazio. Se vuoi bene a una persona, una delle cose più preziose che le puoi offrire è lo spazio, e quello non lo si può comprare al supermercato!
Visualizza la luna che veleggia nel cielo: ha un sacco di spazio intorno a sé, che fa parte della sua bellezza. Molti discepoli del Buddha hanno descritto il loro maestro come una luna piena che veleggia nel cielo vuoto.

Inspirando mi sento come spazio.
Espirando, mi sento libero. 

Ripeti “spazio – libero” tre volte, ad ogni inspirazione ed espirazione ………….

Ogni persona ha bisogno di libertà e spazio. Anche in famiglia, offri spazio a tua volta alle persone care. Puoi offrir loro anche il dono di questa meditazione dei sassolini: così potrai aiutare ogni tuo familiare ad allontanare le preoccupazioni, le paure e la rabbia che ha dentro di sé.
Qui termina la meditazione dei sassolini. Ascoltiamo di nuovo i tre suoni di campana; poi ci alzeremo e ci inchineremo gli uni agli altri con il gesto del loto per ringraziarci di avere praticato insieme.”

(1) È una delle regole fondamentali dell’ikebana,
l’arte giapponese di disporre i fiori diffusa in tutto l’Oriente. (NdT)

consapevolezza

Fonte: Associazione Essere Pace