Il mantra 4

SaraswatiBuddhist[1]

Proseguiamo il nostro viaggio nella misteriosa terra dei mantra. Vi rimando all’ultimo post, il Mantra 3, dove ho scritto che ci sono diverse modalità di ripetere un mantra. Quando noi ripetiamo il mantra in forma udibile o mentale, questo processo nel linguaggio yogico viene denominato japa. In questa pratica lo yogi fa uno sforzo cosciente (tapas) per rendere continua la ripetizione del mantra. L’etimologia della parola sanscrita japa  deriva dalla radice sanscrita jap, che significa ripetere a bassa voce, internamente; mormorare. Questo da già un’idea di come venga effettuata la pratica dei mantra nello yoga: interiorizzando la mente. Come ho già scritto ripetendo il mantra in forma udibile usiamo il suono fisico come tramite per calmare la mente. Lo yoga contempla tre modalità di ripetere un mantra:

  • Baikhari
  • Upanshu
  • Manasik

Baikhari, dalla radice sanscrita vakh, parola, indica il mantra ripetuto udibilmente. Questo tipo di pratica è utile per coloro che hanno una mente agitata, depressa o introversa, perché rende consapevoli del placido e naturale flusso del respiro durante la ripetizione vocale. Molto indicata per coloro che si approcciano alla pratica del canto dei mantra. Il fatto stesso di curare la corretta pronuncia sanscrita del mantra conduce il praticante sulla via di dharana (concentrazione) aiutando a pacificare la mente. Ogni qual volta la mente si distrae, la si riporta pazientemente sulla corretta intonazione del suono in lingua sanscrita. Eccellente per i principianti.

Upanshu. Quì il suono è sussurrato. La tradizione dello yoga considera questa modalità molto più potente del Vaikhari, e la maggior parte dei praticanti avanzati utilizza questa tecnica nel recitare i mantra. Ne ho avuto testimonianza diretta nei miei viaggi in Orissa, tra i vaishnava, e nel Ladakh, ospite di molti monasteri tibetani. Il suono in Upanshu dovrebbe essere udibile solo al praticante. Solo quando la pratica Baikhari è stata perfezionata, si diventa idonei per accedere a questo stadio di recitazione. Parliamo di mesi, forse anni, quando la mente inizia a perdere la sua agitazione.

Manasik. In questa modalità di pratica non si produce alcun suono. La ripetizione del mantra è solo mentale. Le labbra non si muovono, la lingua è immobile. Nessun movimento a parte quello del mala nella mano destra, il rosario di 108 grani utilizzato nel japa yoga. Manasik japa è estremamente potente e viene in genere praticato quando la mente è resa quieta e silente dalla ripetizione sussurrata del mantra e da altre pratiche yogiche fondamentali come il pranayama, i mudra e i bandha.

Vedremo durante questo meraviglioso viaggio l’importanza del mala, i tipi di materiali con i quali è costruito, i mantra collegati ai vari tipi di mala e lo studio del mantra cantato con il respiro nel pranayama, o Ajapa japa. Vi ringrazio di avermi accompagnato in questa parte del lungo viaggio alla riscoperta dell’antica tradizione yogica dei mantra, e vi aspetto nei prossimi post per terminare questo itinerario nel tempo e nella tradizione vedica.

3 pensieri su “Il mantra 4

  1. Veramente interessante questa quarta parte!Mi ha fatto ricordare gli effetti che aveva su di me anche solo sentire recitare un mantra,prima a voce alta poi sempre più piano fino a diventare un sussurro e il silenzio carico di spiritualità,di energia e di pace…va sperimentato direttamente per comprenderlo.”il mantra è il canto di una stella…e ti trasporterà a quella stella”…Grazie Aldo Giò

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