Aparigraha: sciogliere gli attaccamenti del piccolo ego

aparigraha[2]

“Possiamo perdere solo ciò a cui siamo attaccati”.

Gautama Buddha

In questo post vi parlerò del concetto di Aparigraha, o non attaccamento. Sebbene sia il più duro dei concetti da penetrare, aparigraha è allo stesso tempo il più sottile da capire e trasporre nella nostra pratica yogica e nel nostro vissuto quotidiano. Spesso ci è capitato di osservare quanta confusione e miseria l’attaccamento possa aver provocato in coloro che prendono a discapito degli altri, come se l’Universo avesse le risorse “contate” per i suoi figli. E come anche in noi stessi quanti esiti negativi ed illusioni l’attaccamento ha procurato a causa del possesso esercitato su cose, situazioni o persone.

Ma quando crediamo di avere la presa su qualcosa scopriamo un altro livello di illusione: noi ci attacchiamo a tutte le cose. Non fa alcuna differenza aggrapparsi ad un paio di scarpe nuove, a un’auto fiammante,  all’ultimo modello di hi-phone o a delle idee fisse e cristallizzate. Non sono gli oggetti desiderati o i pensieri in sé stessi ad essere sbagliati, quanto la tenacia della nostra presa sugli oggetti e sulle nostre idee. Quando noi iniziamo a mollare la presa su idee e pensieri scopriamo un livello di pratica ancora più profondo.

Mettere in pratica aparigraha ci fa lentamente risvegliare alla consapevolezza che la nostra esistenza come sé separato da tutto il resto, è una illusione del nostro piccolo ego ristretto. La pratica degli asana è un terreno fertile per coltivare i nostri attaccamenti preferiti. Riflettiamoci qualche istante. Ci sono asana che decantiamo come “nostri cavalli di battaglia”. La linea che ci divide tra attaccamento e ardore zelante per la pratica è molto sottile! Ma la nostra pratica  è anche un eccellente laboratorio di ricerca per aparigraha. In che modo?

Prendete un asana qualsiasi dove voi dovete migliorare e sapete che vi da filo da torcere: Uttanasana, Adho Mukha Svanasana, Prasarita Padottanasa per esempio; tutte asana dove dovremmo scendere con il tronco bene esteso e il capo verso il pavimento. Ho nominato queste tre ma la scelta sarà conforme alla vostra ricerca personale. Indipendentemente dalla postura scelta, fate in modo da mantenerla per alcuni minuti. Iniziate ad abbandonare ogni senso di possesso riguardo alla “mia postura” o riguardo a “come l’asana potrebbe apparire ad un osservatore esterno”. Lasciate ogni idea di finalizzazione dell’asana o di accorciare, per esempio,  la distanza tra il capo e il pavimento (Prasarita Padottanasana). Lasciate andare qualsiasi idea su cosa “avreste potuto fare in più”. Lasciate andare l’idea di “voi stessi che eseguite l’asana” o di “io sto facendo la posizione”.

Tutti questi rappresentano dei piccoli passi verso il mollare il senso di io e mio: aparigraha. Concentrate la vostra consapevolezza sulla presa geometrica dell’asana, le azioni corrette da intraprendere, come queste azioni si sviluppano nel corpo e nella mente. Non importa a che punto dell’asana voi vi trovate, dal momento che state ricercando e sperimentando questi concetti, ciò che l’asana vi dona in quel momento è ciò di cui avete più bisogno. Tutto qui. Questo vi aiuterà nell’acquisire ancor più sensibilità e consapevolezza, salvaguardando voi stessi da inutili incidenti di percorso causati dal voler ostinatamente perseguire livelli di pratica al momento prematuri e inutili. Studiare aparigraha è andare strato oltre strato dell’asana, è come pelare una cipolla: non si potrà mai raggiungere il punto dove non ci sono ulteriori strati da togliere. E lasciate andare anche il concetto di perfezione assoluta e, in ultimo, anche l’idea di arrivare ad un punto di arrivo nell’aparigraha!

Considerate inoltre l’etimologia della parola sanscrita: a, una negazione, parigraha, indicante «ottenere qualcosa non sostenendo che se stessi», ossia il giusto indispensabile, che con l’aggiunta del suffisso di negazione A diventa esattamente l’opposto. Voglio chiudere con un pensiero luminoso di B.K.S.Iyengar che descrive il nostro viaggio nello yoga:

Il cambiamento non è qualcosa che dovete temere. Piuttosto, è qualcosa a cui dobbiamo dare il benvenuto. Poiché senza il cambiamento, nulla nel mondo potrebbe crescere o fiorire, e nessuno in questo mondo si spingerebbe oltre per diventare la persona destinata a essere “.

Pensieri del Maestro Peter Deunov

L’11 luglio 1864 intorno alle 12 di mezzogiorno nel villaggio Hadarcia (all’epoca parte dell’Impero Ottomano, oggi Nikolaevka, a 30 chilometri dalla città bulgara Varna) nasce Peter Konstantinov Deunov. È il terzo figlio del prete Konstantin Deunovski e Dobra Atanassova che prima di lui hanno avuto un figlio di nome Atanas e una figlia di nome Maria.

Nel 1872 è iscritto alla scuola primaria bulgara nel villaggio Hadarcia che viene chiusa durante la guerra di liberazione russo-turca (1877-1887).Dopo la liberazione della Bulgaria, termina gli studi superiori nella scuola maschile quinquennale di Varna.

Il 25 Luglio 1886 termina gli studi alla scuola metodista americana di Svishtov e dopo di che insegna per due anni alla scuola di Hotanza, vicino a Russe.

Nel mese di agosto 1888 parte per gli Stati Uniti e si iscrive come studente alla Scuola Metodista di Teologia “Drew” di Madison, nel New Jersey e termina i suoi studi nel 1892. Nell’autunno dello stesso anno si iscrive alla Facoltà Teologica dell’Università di Boston, scrive la sua tesi di laurea sul tema “La migrazione delle tribù germaniche e la loro cristianizzazione” e si laurea nel mese di giugno del 1893. Per un anno frequenta lezioni presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Boston e nel 1894 ottiene un certificato che gli attribuisce il diritto di praticare la medicina.

Nel 1895 Peter Deunov ritorna in Bulgaria e trascorre gli anni fino al 1899 in solitudine e lavoro interno e profondo. Si stabilisce a Varna e rinuncia ai posti di lavoro come predicatore metodista e teosofo che gli vengono offerti. Nell’autunno del 1896 scrive il libro “Nauka i vazpitanie” (“Scienza ed educazione”) in cui analizza la via dell’uomo nel dramma del mondo e parla delle basi della nuova cultura che verrà nel secolo successivo.

Il 7 marzo 1897, all’età di 33 anni, nel villaggio Tetovo, vicino a Russe, lo Spirito Divino scende su di lui. La persona di Peter Deunov si trasforma nel Maestro della Fratellanza Bianca Beinsa Duno.

Dal 1898 comincia una corrispondenza con i suoi primi studenti: Penio Kirov della città di Burgas, dr Georghi Mirkovic della città di Sliven e Maria Kasakova della città di Veliko Tarnovo.

Il 13 febbraio 1899, nella città di Varna, scrive “Le dieci testimonianze di Dio” e il 24 febbraio “La promessa di Dio”. Il 28 febbraio sottoscrive, insieme ai suoi studenti Penio Kirov e Todor Stoimenov, le risposte alle “Dieci testimonianze”.

       Nel 1899-1900 vive presso il prete Konstantin Deunovski nella città di Novi Pazar.

Il 7 aprile 1900 convoca a Varna il primo concilio della Fratellanza Bianca, che chiama “incontro della Catena”. Sono presenti Penio Kirov, Todor Stoimenov di Burgas e dr Georghi Mirkovic di Sliven.

Dal 1900 al 1942 organizza, ogni mese di agosto, i concili annuali della Fratellanza Bianca in diverse località: a Varna (1900-1908), a Veliko Tarnovo (1909-1925), a Sofia (1926-1942), sulle montagne Rila e Vitosha.

Dal 1901 al 1912 viaggia e visita diverse città in Bulgaria, tiene lezioni e studia utilizzando la frenologia alcune persone considerate rappresentanti del popolo bulgaro. Nel 1904 si trasferisce a Sofia, dove rimane per un lungo periodo nella casa di Petko Gumnerov in via Opalcenska 66. Comincia a tenere predicazioni pubbliche in forma di lezioni. In queste lezioni Cristo occupa il posto principale e viene considerato come una persona storica, cosmica e metafisica.

Nel 1912, nel villaggio Arbanassi, vicino a Tarnovo, lavora sulla Bibbia ed elabora il “Testamento dei raggi di sole della luce” che viene stampato nel mese di settembre dello stesso anno. Sulla pagina iniziale c’è scritto: “Sarò sempre un servo fedele di Gesù Cristo, Figlio di Dio, il 15 agosto, Tarnovo, 1912”.

Il 9 marzo 1914 organizza una riunione di preghiera per accogliere l’Anno Nuovo Spirituale che viene dichiarato “inizio della Nuova Era dell’Acquario”.

Il 16 Marzo 1914 tiene a Sofia la prima lezione (ufficialmente stenografata) intitolata “Ecco l’Uomo” con cui pone l’inizio della serie “Vita e forza”. In queste lezioni presenta i principi di base dell’Nuovo insegnamento della Fratellanza Bianca.

Il 15 febbraio 1917 inaugura a Sofia un ciclo di lezioni speciali, tenute a donne sposate, che continua fino al 30 Giugno 1932.

Il 24 febbraio 1922 inaugura una scuola esoterica a Sofia che chiama “Scuola della Grande Fratellanza Universale”. È composta da due classi di studenti. La “Classe occulta comune” viene inaugurata con la lezione “Trite jivota” (Le tre vite), mentre quella speciale (per i giovani) viene inaugurata con la lezione “Dvata patia” (Le due vie). Le lezioni tenute nelle due classi continuano per 22 anni con frequenza settimanale, fino al mese di dicembre 1944.

Il 21 agosto 1922, al concilio della Fratellanza Bianca a Velito Tarnovo, presenta la canzone “Fir-Fur-Fen, Benedica”, con la quale comincia la serie di esercizi scolastici musicali, che termina nel 1944 con “La Nuova essenza”.

Nel 1927 Peter Deunov crea, vicino a Sofia, il villaggio Izgrev (oggi quartiere Izgrev) in cui si riuniscono i suoi ascoltatori, seguaci e studenti. Si stabilisce definitivamente ad Izgrev, dove insegna in un salone appositamente costruito.

Il 19 agosto 1927, al concilio della Fratellanza Bianca Universale, tiene una serie di lezioni raccolte nel ciclo “La via dello studente”.

Il 21 Settembre 1930 inaugura una nuova corrente nelle sue lezioni: Lezioni mattutine della domenica.

Nel 1934 presenta la Paneuritmia: un ciclo di ventotto esercizi di musica, testo e movimenti plastici. Più tardi aggiunge gli esercizi “Raggi di Sole” e “Pentagramma”.

Il 4 maggio 1936 un attivista del Partito Democratico lo picchia causandogli un’emoraggia cerebrale e paralisi. Nonostante la malattia, il 14 luglio 1936 esce con i suoi seguaci ai Sette laghi di Rila e il 12 agosto ristabilisce completamente la sua salute.

Il 22 Marzo 1939 scrive un messaggio diretto ai suoi studenti “L’eterno testamento dello Spirito”.

All’inizio del 1944, durante i bombardamenti su Sofia, organizza l’evacuazione di Izgrev verso il villaggio Marciaevo, a 24 chilometri da Sofia. Si stabilisce nella casa (attualmente museo) del suo studente Temelko Temelkov. Ritorna a Izgrev il 19 Ottobre1944.

Il 20 dicembre 1944 presenta l’Ultima Parola davanti alla classe occulta comune.

Il 27 dicembre 1944 abbandona il mondo fisico. Il suo corpo viene sotterrato a Izgrev, presso il punto oggi chiamato “Il luogo”.

Oggi il Maestro Peter Deunov ha seguaci in tutto il mondo.

 

 

Magia della Via Lattea

 

 

“Le stelle non sono solo corpi celesti che producono ed emettono energia, ma sono mondi popolati da entità spirituali che ci inviano messaggi. Percorrendo con lo sguardo la volta celeste, trovate una stella sulla quale sentite il bisogno di soffermarvi perché, lo percepite, avete con essa un legame vivo. Concentratevi su quella stella e rivolgetevi agli angeli che la abitano. Sono amici ai quali potete confidare le vostre
preoccupazioni, i  vostri dispiaceri, ma soprattutto le vostre aspirazioni e le vostre speranze.
Da tali esperienze ritornerete con una più vasta comprensione della vita, con la sensazione che non siete mai soli e che vi sono forze benevole a occuparsi di voi, a intrattenersi con voi. Anche se non sapete chi esse siano esattamente, sentirete la loro presenza. Dinanzi all’immensità della volta celeste l’essere umano, è vero, rappresenta ben poca cosa, ma questa non è una buona ragione per sentirsi soli o smarriti.”

 

 

Musica per l’anima

Musica per le vostre pratiche yogiche, da usare durante il pranayama e la meditazione, durante gli asana rigeneranti, nello Shavasana o semplicemente quando abbiamo bisogno di chiudere momentaneamente con il caos e ritrovare noi stessi nel silenzio interiore. Buon ascolto amici dello Yoga!