L’origine dei props nell’Iyengar yoga

 

 

Cari amici dello yoga il post di oggi è il primo di una  serie dove voglio mostrare come sono nati gli attrezzi che usiamo nell’Iyengar yoga. Quando noi facciamo la nostra lezione e la nostra insegnante o il nostro istruttore ci dice di prendere una cinta, dei mattoni, un Halasana box o di lavorare al cavallo o alla spalliera, dovremmo riflettere da dove questi preziosi strumenti abbiano avuto origine, la geniale intuizione che gli ha dato nascita e cosa principale l’Amore, la cura e l’impegno continuo di B.K.S. Iyengar che, pur di permettere che ogni studente potesse accedere ai benefici degli asana, sperimentò in primo luogo su sé stesso e riadattò poi per ogni casistica degli studenti, il modo di usare semplici attrezzi del nostro vissuto quotidiano.

Aveva capito molto bene che non tutti coloro che si avvicinavano allo yoga avevano una mente colta, un intelletto acuto ma soprattutto corpi perfetti per la pratica. Con l’assistenza degli attrezzi uno studente è incoraggiato nella pratica anche se il suo corpo al momento non può affrontare l’asana completa. Penso spesso a quanta laboriosa ricerca, dedizione e sperimentare spesso infruttuoso Guruji ha dovuto percorrere per donarci anche il semplice uso di una coperta arrotolata o di una cintura posizionata nel punto corretto, per non parlare poi dei props specifici.

Riporto qui di seguito le parole della sua commovente esperienza giovanile, nella quale solo un Cuore attento riesce a percepire l’amorevole impegno che ha portato a noi tanti frutti al prezzo di tanta faticosa ricerca. Così cari amici praticanti, insegnanti o semplici novizi doniamo un pensiero di gratitudine a colui che non si è fermato soltanto alla sua pratica personale come molti yogi hanno fatto in India, ma si è adoperato affinchè ognuno di noi potesse accedere in misura piena alla Luce che risplende dentro ogni asana. Vi auguro una luminosa pratica creativa!

 

 

L’uso dei pesi.

“La storia dell’uso dei pesi risale all’incirca nel 1940. Ogni giorno ero solito fare 25 miglia in bicicletta per raggiungere gli studenti da un angolo all’altro del città. Alla fine della giornata ero affaticato. Le mie gambe tremavano e il mio corpo risultava essere irrequieto con instabilità al sistema nervoso.

Per avere un poco di sollievo ero solito tenere tre o quattro materassi arrotolati sulle mie gambe, e un contenitore cilindrico pieno d’acqua sopra di essi. A volte dicevo a mia moglie di sedere sulle mie gambe per dar loro un auto-massaggio. Ho incoraggiato i miei figli a sedersi e giocare sulle mie gambe. Ho provato e sperimentato così tante cose!

Mentre insegnavo, osservavo che alcuni studenti sperimentavano irrequietezza e tremore incontrollabile nelle gambe. Questo portava ansia e un basso livello di fiducia. Continuavo a pensare che aiuto posso donare e come? Integravo la mia personale esperienza con problemi dei miei studenti. Ho legato le loro gambe unite con dei pezzi di tessuto e gli tenevo alcuni pesi su di esse. Il tremore cessò e gli studenti sperimentavano un enorme sollievo. Realizzai allora che i pesi erano d’aiuto in quelle persone nelle quali il sistema nervoso doveva essere calmato.”

Fonte: B.K.S.Iyengar

Prana e consapevolezza

 

 

 

 

 

 

Cari amici dello yoga, ho trovato questa frase stupenda di B.K.Iyengar e ne sono rimasto colpito per la sua essenzialità e profondità di significato. Questo mi fa riflettere sulla continua necessità di esplorare il pranayama in tutti i suoi aspetti: tecnico, indagine interiore (atmavichara), stabilizzazione del prana e come sadhana nella mia ricerca spirituale. Le parole di Guruji diventano così la “tabella di marcia” per spingere me stesso e incoraggiare i miei studenti verso una ricerca sempre più approfondita di quello che è l’Elisir di Vita: il Prana. Possa la vostra pratica coronarsi di graduale successo.

“Per intraprendere il Viaggio Interiore, abbiamo bisogno di molta energia, e di una alta qualità di energia molto sottile. Queste interminabile esplorazione, lavoro e processo d’illuminazione richiede la speciale energia del prana. Il prana è speciale perché porta consapevolezza. E’ il veicolo della consapevolezza”.

B.K.Iyengar

Carrie Owerko: Il tuo corpo è Spazio

Cari amici dello yoga il post che vi propongo oggi è la traduzione di un articolo-poesia scritto dall’insegnante senior di Iyengar yoga Carrie Owerko. Le sue stupende parole ci fanno riflettere su come noi viviamo e percepiamo il nostro corpo. La sua profonda esperienza d’insegnamento ha distillato queste parole apparentemente semplici ma dense di profondo significato per chi, come noi, è alla costante ricerca in questo esteso campo esperienziale che è lo yoga. I centri di yoga Surya e Corpo e Mente di Civitavecchia avranno l’onore di ospitare questa grande insegnante e il piacere di poter approfondire con lei la pratica dello yoga Iyengar nei giorni 27/27/28 maggio 2017 proprio a Civitavecchia, in un albergo che si affaccia sul mare. Invitiamo tutti a partecipare e a condividere assieme il suo insegnamento in 3 giorni di pratica primaverile all’insegna di yoga, sole e profumo del mare. Buona viaggio esperienziale nel vostro corpo!

 

Canto il corpo elettrico” scriveva Walt Withman in una parte di Leaves of grasses. Si!: I nostri corpi sono spazi che cantano. “Il tuo corpo è uno spazio che vede” è una mostra della brillante artista Lia Halloran. Si! Il corpo è uno spazio che vede. Il vostro corpo è anche uno spazio che sente. Il vostro corpo ha i fossili e le impronte dei propri antenati. Il vostro corpo possiede una forza vitale antica di milioni di anni. Essa vuole esprimersi. Essa si manifesta. “Canto il corpo elettrico”  scriveva Walt Withman. Si, io lo percepisco. Il mio corpo è uno spazio che canta. Il vostro corpo era uno spazio che viveva nel mare. E’ uno spazio che uscì fuori dall’acqua. E’ stato una tenue creatura d’acqua.

E’ stato coraggioso e aggressivo. E’ stato timido e impaurito. Il vostro corpo è uno spazio antico. E’ uno spazio che ricorda. Il vostro corpo è uno spazio che è allo stesso tempo potente e fragile. Può essere ferito. Può percepire il pericolo e difendersi senza la vostra cosciente partecipazione. A volte prova a difendersi quando non c’è una minaccia presente. A volte ripone la sua fiducia nei luoghi sbagliati. Il vostro corpo è uno spazio che sente.

Noi ci ascoltiamo, ci vediamo e ci percepiamo l’un l’altro col nostro spazio-corpo e nel fare ciò ci “sentiamo” l’un l’altro. Questa è empatia. Il vostro corpo è uno spazio che conosce il canto degli uccelli e di suo cugino, il canto umano.Il vostro corpo è uno spazio che danza. Danzare è “cantare il corpo elettrico” nello spazio.

Questo spazio di espressione, di libertà, può risultare minaccioso per coloro che non hanno permesso a sé stessi, o non gli è stato permesso da altri, di avere una voce, o che non gli è stato permesso di lasciar risplendere il loro “corpo elettrico” ed esprimere la loro corrente vitale in movimento perfettamente incarnato.

Il vostro corpo è uno spazio che conosce. Il mio corpo è uno spazio che sa. Sa che   questa piccola vita  è un soffio di inalazione ed esalazione, uno sfiorar di brezza su un filo d’erba, sottili gocce di pioggia, che evaporano mentre sto scrivendo.

Il mio corpo è spazio che può scegliere di respirare profondamente col vento, e piangere liberamente con la pioggia. Può cantare con gli uccelli e danzare l’elettrica corrente che Withman descriveva. Perché il mio corpo è spazio che vive. E il mio corpo è spazio che muore.

Lo scrittore, psichiatra e reduce dell’Olocausto Viktor Frankl disse: “Fra stimolo e risposta c’è uno spazio. In quello spazio c’è il nostro potere di scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta giace la nostra crescita e libertà”. Il mio corpo è uno spazio che vede, ed è uno spazio che canta. Scelgo di cantare per l’amore del canto, di danzare per l’amore della danza, e di vivere il più liberamente possibile col mio intero corpo, così com’è.

Fonte: Carrie Owerko, “Your body is space”

 

Prashant Iyengar e il potere dello yoga

santuario-interiore

 

Le qualità e le identità che attribuiamo a noi stessi come “Io sono indiano/americano/ cinese” oppure “Io sono un uomo, una donna, vecchio, giovane, sano, malato, ecc.” sono attrazioni gravitazionali sul nostro corpo. Sono come dei parassiti. Generalmente noi viviamo la nostra vita come “sballati”. Questo stato di “sballo” ci rende mentalmente ristretti poiché ci aggrappiamo a determinate qualità che hanno influenza su di noi.

Attraverso sarira (corpo) kriyas (azioni) di pura coordinazione vi sottraete a quello “sballo”. Entriamo in una dimensione di noi stessi che è universale e che tutto compenetra. Ci sono molti sarira (corpo) kriyas (azioni) che possono spazzare via e liberarci da questo pesante fardello. Per esempio inalate con consapevolezza dai lobi del vostro cervello, dai muscoli della vostra schiena, dai vostri inguini, dai vostri occhi. In questi momenti di intensa coordinazione, scoprirete di avere una diversa esperienza di voi stessi.

Lo yoga non sono soltanto le azioni della posizione, come girare il vostro piede sinistro in dentro e il destro in fuori. E’ saper usare i sarira-kriyas (le azioni corporee yogiche) per entrare nel santuario all’interno di voi stessi, che è universale.

 

Da un estratto di una classe di Prashant Iyengar del 9 febbraio 2017, a cura di Zoe Stewart e Bobby Clennell.

Le risorse dello yoga per gli stati ansiogeni

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Cari amici dello yoga, il post di oggi parla delle molteplici risorse che la pratica dello yoga ci mette a disposizione per aiutarci a fare fronte verso una problematica tipica della società dei nostri giorni: gli stati ansiogeni. Nella mia esperienza di insegnamento dello yoga, svolgo un lavoro incrociato con la psicologa-psicoterapeuta Cinzia De Angelis dove spesso si integra il lavoro psicoterapeutico con le pratiche dello yoga Iyengar. I risultati sono stupendi. Persone con vissuti traumatici dolorosi riassaporano lentamente i primi barlumi di pace mentale, il ritmo sonno-veglia si ristabilisce, gli stati ansiogeni che generano diversi disturbi psicosomatici iniziano ad allentare la presa sulla mente dei praticanti. E tutto questo in tempo apprezzabile.

Ai giorni nostri la competitività in campo lavorativo, la sempre crescente velocità dei ritmi di vita, la miriade d’informazioni che il nostro cervello è costretto ogni giorno a processare causano un livello di distress ingestibile per il nostro sistema nervoso. A causa di tutto questo gli stati ansiogeni sono il vissuto emotivo quotidiano di molti e spesso si cronicizzano a tal punto da sabotare il normale svolgimento della vita personale. Sono disordini mentali da non sottovalutare e molto più comuni di quel che si immagina: panico, paure, angoscia che inabilitano le normali attività sociali di un individuo, iperattività motoria, palpitazioni cardiache, alterazione del ritmo sonno-veglia, disturbi del comportamento ecc. Le cause possono essere indotte (traumi) o genetiche, ma quel che a noi interessa è come lo yoga possa intervenire per ridurre la complessa sintomatologia di questi disordini mentali.

Negli Yoga Sutra  capitolo 2.3 Sadhana Pada, Patanjali parla dei Klesha o afflizioni mentali e di come sia indispensabile la pratica dello yoga per avere la disciplina della mente e dei pensieri. La pratica di una corretta sequenzialità di asana e di pranayama mirati a dare sollievo a queste sofferenze mentali, allevierà con successo i disturbi psicosomatici appena descritti. Uno studio pubblicato nel maggio del 2007 sul Journal of Alternative and Complementary Medicine ha dimostrato che i livelli di GABA aumentano dopo anche solo una sessione di yoga. Il GABA è il principale neurotrasmettitore che inibisce la trasmissione nervosa al cervello, agendo così come calmante. Questo indica come lo yoga contribuisce ad alleviare quei disordini legati a bassi livelli di GABA come l’ansia e la depressione.

Uno studio medico dell’Università di Westminster parla chiaramente dei profondi effetti ottenuti su un campione pazienti donne con un periodo di pratica di due mesi per cinque volte a settimana, comparato con un altro campione di pazienti donne trattate solo farmacologicamente. I risultati che ne scaturirono furono soddisfacenti. Fu effettuata una seconda indagine con lo yogaterapia sugli effetti dello yoga per la depressione e l’ansia femminile, dove un numero di 34 pazienti che praticarono due volte a settimana per novanta minuti a sessione, fu messa a riscontro con un numero di 31 pazienti che non ricevettero alcun trattamento con lo yoga. Dopo appena due mesi di pratica i livelli di ansia del gruppo delle praticanti diminuì sensibilmente, molto più che nel gruppo-controllo delle 31 che non fecero nessuna pratica. I risultati furono così sorprendenti che i ricercatori conclusero che lo yoga rappresenta un eccellente supporto di complemento nell’approccio psicoterapico ai disturbi comportamentali ansiogeni, in quanto reca sollievo dallo stress, dona una consapevolezza mentale più acuta e permette una modulazione ottimale delle endorfine: la sensazione di paura, smarrimento e impotenza viene resa gestibile, cosa che permette una migliore qualità di vita nei pazienti.

Voglio invitare voi tutti al seminario su “Yoga e gestione dell’ansia” di sabato 11 febbraio, tenuto dalla Dottoressa Cinzia De Angelis e da me nel Centro Yoga Surya di Civitavecchia. Verrà spiegato come gestire i vari disturbi ansiogeni a cura della psicologa unito ad una pratica di asana e pranayama mirata per ridurne i sintomi. Se lo yoga è studiato correttamente e correttamente praticato anche tra le quattro mura di casa, i suoi effetti sorprendenti non tarderanno a presentarsi. Vi auguro una buona pratica rigenerante!