Shavasana: sciogliersi nel Nada-Brahma

Cari amici dello yoga, non tralasciate mai lo Shavasana nella vostra pratica personale, persino se andate di corsa presi dalle vostre attività di ogni giorno. Almeno cinque minuti di Shavasana vanno praticati, perché sono minuti preziosissimi dove ci si distacca dal turbine dei nostri obblighi quotidiani, dalle preoccupazioni e dal nostro lavoro: la nostra vibrazione mentale letteralmente si trasforma quietandosi, e ci si ritrova fluttuanti nei reami psichici interiori, avvolti dalla Natura e sostenuti dall’abbraccio della Madre Terra, mentre si assapora la grazia della pace mentale.

Nel capitolo 30, paragrafo 1 di “Teoria e pratica del pranayama“, Iyengar dice dello Shavasana: “Shava in sanscrito significa cadavere, e asana posizione. Shavasana così è una posizione che simula un corpo morto ed evoca l’esperienza di rimanere in uno stato simile alla morte e di porre fine alle esperienze del cuore e della carne.  Significa rilassamento e quindi recupero. Non è il giacere semplicemente sulla propria schiena con una mente vuota e vagabonda, né si conclude russando.”

Studiate bene le procedure di pratica con il/la vostro/a insegnante, in modo da capirne correttamente l’applicazione. Non solo, ma fate sempre riferimento al libro, dove Iyengar espone in modo chiarissimo e approfondito le varie applicazioni dell’asana. Secondo Guruji insieme a Tadasana è, paradossalmente, l’asana più complesso di tutti, anche se è il più ritemprante e gratificante di ogni altro. Non solo: Shavasana è il portale di entrata per il Pratyahara, il Dharana e la pratica profonda del Pranayama, che altrimenti rimarrebbe un mero esercizio respiratorio.

Grazie allo Shavasana la luce dei sensi viene portata nel santuario interiore dell’anima e, da quell’altare, la fiamma immobile del Dharana brilla interiormente illuminando di consapevolezza la coscienza. Immaginate una lampada che silenziosamente arde e la cui fiamma riluce immobile: è una campana di consapevolezza che ci riporta al momento presente.

E’ l’arte del non-agire, del non-fare, è l’arte del rimanere in consapevole presenza con l’Attimo Eterno. Ed è il miglior trattamento rigenerante e salutare che possiamo donare a noi stessi. Non dimentichiamo che l’azione dello stress a lungo andare usura letteralmente gli organi interni, indebolendoli della loro energia di vita e disturbando la circolazione sanguigna, procurando sbalzi pressori, distruggendo la buona digestione e inibendo il sano funzionamento di altri sistemi nel nostro corpo.

Lo Shavasana è la chiave che apre la porta della buona salute e di una mente sana. Rimanete in Shavasana cullati dalla madre Terra, la nostra fresca sorgente di Prana, dalla quale non dobbiamo mai disconnetterci, pena il deterioramento del nostro sistema nervoso. Rimanete immersi nel fluttuare della pace interna, fino a che il respiro diviene quasi inesistente e a tratti si estingue e dove i pensieri si sciolgono come neve, al calore della fiamma interna della presenza mentale.

I parametri di mente e corpo si resettano automaticamente portandosi al minimo vitale: come un potente motore di un auto che sta in folle, al minimo dei giri. Le fluttuazioni della mente si annullano e, praticamente, si sperimenta COME una “piccola morte”, per così dire, dove paradossalmente si rinasce totalmente nuovi all’interno di una creativa consapevolezza di Attimo Presente. E’ sperimentare la fusione della nostra anima col Nada-Brahma, o canto eterno dello Spirito, dove ogni cosa è comprensibile grazie al quietarsi della mente razionale. Vi lascio all’ascolto di un brano stupendo eseguito con strumenti naturali e voci. Ascoltatelo durante la pratica del vostro Shavasana e sperimentate. Fate divenire questa esperienza carne della vostra carne e ossatura delle vostre ossa. Sarete la testimonianza vivente di quel luminoso miracolo chiamato Yoga.

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