Il potere nascosto delle sfide

 

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Oggi voglio condividere con voi amici dello yoga alcune preziose parole di B.K.S.Iyengar sulla pratica. E’ un periodo di tempo che sto preparando dei lavori specifici sugli archi all’indietro, e le mie rigide spalle stanno “risentendosi” del profondo trattamento riservatogli con la pratica di Pincha Mayurasana, Urdhva Dhanurasana e loro rispettivi propedeutici.

A volte si ottengono dei risultati apprezzabili, che ci rincuorano. A volte ci sembra di essere lontanissimi dalla méta e di aver sbagliato tutto…Spesso notiamo miglioramento nelle nostre pratiche a casa, dopo aver pazientemente applicato per mesi interi le istruzioni del nostro insegnante; altre volte sembra che ci siano dei momenti di stallo o  persino sembra di dover ricominciare tutto da capo. Non cadete nella trappola.

Se il vento non soffia più nelle nostre vele, forse quel che ci resta da fare è mettere pazientemente mano ai remi e continuare a procedere verso la méta. Come i marinai di un tempo, ci troviamo col mare della nostra pratica in piena bonaccia: tutto è fermo… Remare allora significa che si deve accogliere la sfida e ricominciare a a praticare in modo regolare, entusiasta e con il Cuore: cosa devo migliorare? Questo problema ha una risposta insita al suo interno: cosa è che devo capire nel risolverlo? Come posso pormi ancor più creativamente e gioiosamente verso la pratica?

Grazie a queste domande il fuoco della vostra pratica (Tapas) riscalderà e illuminerà la vostra intelligenza, come il Sole che sorge al mattino: questo farà nascere lentamente Svadhyaya, la conoscenza intima del Sé. Allora amici dello yoga mai fermarsi. MAI! No matter what: non importa ciò che accada. Breve passo, lunga via. Vi lascio alle parole del nostro Guruji.

 

“Malgrado i dolori sofferti durante l’apprendimento, continuate a praticare con devozione ciò che avete appreso. L’apprendimento è un processo molto difficile, ma ancor più difficile è mantenere  il campo conquistato. I soldati dicono che è più facile vincere una battaglia che mantenere il territorio conquistato.

Mentre cerco continuamente di migliorare la mia pratica e di fare sempre del mio meglio, mi accontento di ciò che sono in grado di ottenere. Persino quando il mi corpo invecchia e non è più in grado di agire come prima, appaiono delle sottigliezze che rimarrebbero invisibili ai più giovani o atletici.

Dovete sviluppare amore e affetto per il vostro corpo, per ciò che può fare per voi. L’amore deve essere incarnato nel più piccolo poro della vostra pelle, nella più infinitesimale cellula del vostro organismo, per renderli più intelligenti in modo che possano collaborare con tutti i loro simili, in quella grande democrazia che è il corpo umano. Questo amore deve diffondersi da voi agli altri. Chi pratica solamente gli asana si dimentica spesso che lo yoga serve a coltivare la mente e il cuore.

Patanjali parlò di cordialità, compassione, letizia e gioia. La cordialità e la grazia sono due qualità essenziali per il praticante di yoga. Durante le lezioni di yoga, gli studenti sembrano spesso così seri e distaccati dagli altri. Dov’è la cordialità? Dov’è la compassione? Dov’è la letizia? Dov’è la gioia? Senza queste qualità, non possiamo praticare il vero yoga di Patanjali.

Dovete prima di tutto purificare voi stessi prima di trovare i difetti negli altri. Quando notate l’errore commesso da un’altra persona, cercate di scoprire se anche voi state commettendo lo stesso sbaglio. E’ questo il modo in cui prendere un giudizio per trasformarlo in un miglioramento. Non guardate i corpi degli altri con invidia o superiorità. Siamo tutti nati con strutture fisiche diverse. Non mettetevi mai a confronto con gli altri. Le capacità di essere umano sono in funzione della sua forza interiore. Scoprite le vostre capacità e cercate continuamente di migliorarle.

L’intensità della pratica si sviluppa con il passare del tempo. Ognuno di noi riceve da Dio dei talenti, ed è nostro dovere svilupparli in maniera dinamica per realizzare il loro massimo potenziale: in caso contrario non faremmo altro che storcere il naso di fronte ai doni che la Vita ci ha offerto. Inoltre, quando vengono realizzati al massimo, i nostri talenti, per quanto possano variare da un individuo all’altro, ci forniscono il collegamento che ci ricondurrà a riunirci a Dio.”

Fonte: B.K.S.Iyengar, Vita nello Yoga, Mediterranee editore

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