Gli istinti sono potenze di vita straordinarie; se si cerca di annientarli, o non ci si riesce e ci si sfinisce in quella lotta, oppure, se ci si riesce, è ancora peggio, perché si finisce per annientare al tempo stesso una parte della propria vita. Allora, come dominare gli istinti? Nutrendo in se stessi un alto ideale. Sì, perché un alto ideale è il miglior trasformatore delle energie. Non appena poniamo un ideale molto elevato nel nostro cuore e nella nostra anima, le nostre energie sono obbligate a passare attraverso quell’ideale, ed esso si occupa di imprimere ai nostri istinti un’altra direzione, una direzione verso “l’alto”, appunto. L’alto ideale trasforma le energie. In base a quale processo avviene questa trasformazione? Non abbiamo bisogno di saperlo. Quando mangiamo, non abbiamo bisogno di conoscere nei dettagli tutte le trasformazioni che stanno avvenendo dapprima nella nostra bocca, e in seguito nello stomaco e nell’intestino, ma sentiamo di avere ricevuto delle forze. La stessa cosa avviene con l’alto ideale; se lo nutriamo con i nostri pensieri, i nostri sentimenti, i nostri desideri e i nostri istinti, esso li trasforma, e le energie prodotte da questa trasformazione sostengono la nostra vita psichica, la nostra vita spirituale e anche la nostra vita fisica, perché in noi nulla è separato.”
Le parole di Aivanhov mi riportano alla mente i Yama e i Nyama dell’ottuplice sentiero di Patanjali, dove vengono illustrati diversi ideali di elevata consistenza. Le pratiche yogiche senza la base di questi ideali gradatamente vanno ristagnando, lasciandoci in balia del nostro ego e delle nostre tendenze mentali senza alcun controllo. Ecco perché Patanjali prima ancora delle posizioni, del controllo del respiro, della concentrazione e meditazione aveva posto come solide fondamenta dello yoga i Yama e i Nyama, perché come ogni maestro che si rispetti conosceva il profondo valore etico-morale di questi ideali elevati. Senza queste solide basi non si può procedere in maniera sicura sul sentiero dello yoga né è possibile aiutare i nostri simili nello studio delle pratiche yogiche. Avventurarsi sul sentiero senza i Yama e i Nyama è come inoltrarsi in un deserto senza una mappa che indichi dove andare per rifocillarsi o dove poter aver rifugio. Prima o poi si è costretti a fermarsi. Non sarà mai abbastanza il tempo dedicato allo studio e all’applicazione quotidiana degli ideali yogici nelle nostre vite.