Utthita Sthiti: le radici della pratica yoga

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Cari amici dello yoga oggi scriverò sul tema degli asana i piedi, o Utthita Sthiti, fondamento necessario alla pratica dello yoga Iyengar. Ho partecipato ad un intensivo con la mia insegnante formatrice Gabriella Giubilaro a Firenze nell’ultimo weekend di gennaio, e abbiamo praticato le basi degli asana in piedi, approfondendoli ulteriormente. Abbiamo studiato l’applicazione delle varie azioni nei piedi, nelle gambe e come queste azioni vengono riportate nel torace.

Gabriella ci ha lasciato almeno sei mesi di lavoro da approfondire a casa nella nostra pratica personale. Lo scorso anno in Aprile, lavorando a Rapolano con Stephanie Quirk sullo yoga nelle problematiche articolari, Stephanie ci disse che “Nel Syllabus dell’Introductory I e II c’è TUTTO”, nel senso che lavorando disciplinatamente e regolarmente quegli asana assicura agli studenti una buona salute dei giunti articolari e della colonna vertebrale. Questa cosa mi ha fatto riflettere per tutta l’estate. Spesso andiamo a cercare asana acrobatiche e di livello superiore, dimenticando che le azioni terapeutiche più efficaci sono racchiuse nelle basi che ci hanno spiegato agli inizi della formazione insegnanti. Questo senza disdegnare la studio, la pratica e la ricerca di asana che richiedono una maggiore sfida da parte nostra, sia chiaro.

Più dedico il mio tempo alla pratica degli Utthita Sthiti, più capisco che sono una vera miniera di informazioni per la pratica di tutti gli altri asana. Sono la base solida su cui poggia il tempio dell’Iyengar yoga, senza la quale non si potrebbero comprendere asana come le capovolte o gli archi all’indietro. In quanto BASE essi rafforzano e tonificano le gambe, ci insegnano come usare correttamente i piedi e come estendere in modo funzionale il corpo dai piedi fino al capo riallungando la colonna vertebrale. Pensate a cosa rappresentano le gambe nel nostro corpo. Il fatto di stabilizzare  a terra i piedi ci dona una solida struttura non soltanto a livello fisico ma anche a livello psichico, aumentando la sensazione di radicamento a terra, la nostra fiducia di “restare in piedi ” assieme ad un equilibrata sensazione di stabilità emotiva e psicologica. Vi pare poco? E ricordate che stabilità fisica e mentale si sviluppano di pari passo, nella pratica dello yoga.

Quella sensazione di tonico benessere che si sviluppa con la pratica in piedi, dona alla mente quella serenità mentale capace di sorreggerci negli alti e bassi della vita. Se la mente e il corpo non vengono disciplinatamente addestrati, quando le varie prove della vita si faranno avanti ne saremo travolti. Sarà il frutto della nostra pratica quotidiana che ci darà la forza di passare attraverso queste prove più o meno indenni, sempre che ci siamo applicati con Cuore sincero. Questi asana ci donano la base del corretto allineamento corporeo e un disciplinato senso di precisione: il  fondamento dell’Iyengar yoga, in breve. Guruji ci insegna che apprendere come allungare il corpo dona prontezza e acutezza mentali, mentre come espandere il torace dona un equilibrato controllo emotivo. E’ quel che lo yoga offre come frutto della pratica: una armonica sinfonia tra mente quieta e intelligenza emotiva. Se leggiamo le caratteristiche degli Utthita Sthiti su Teoria e pratica dello yoga, c’è scritto che questi asana favoriscono lo sviluppo del torace e la corretta espansione del cavo addominale; ecco perché la nostra parte emotiva viene riequilibrata e stabilizzata in questa fase di lavoro. L’apertura degli inguini viene migliorata, permettendo una corretta estensione della colonna e quindi un incremento dello spazio intervertebrale, cosa che ridurrà i problemi di dolore alla schiena. Tutto questo lavorando le infinite varianti degli Utthita Sthiti con l’ausilio dei props (attrezzi), geniale scoperta intuita da quello spirito precursore che è stato B.K.S.Iyengar. Quando i miei studenti mi domandano cosa fare come pratica personale a casa, rispondo sempre ” Ragazzi, nel dubbio praticate in piedi, e avrete messo a frutto l’insegnamento ricevuto nelle lezioni collettive”. Buona pratica!

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