I monaci dell’istituzione monastica tibetana di Gyuto, assieme a quelli di Gyume, sono conosciuti per il loro tradizionale canto armonico, chiamato anche “accordo a una voce”. Si tratta di una forma di meditazione cantata tramandata dal fondatore del loro ordine monastico. E’ possibile ascoltare il loro coro in esibizioni pubbliche.
Chi li ascolta riferisce che il loro canto intona una nota fondamentale così bassa da sembrare un ruggito di un animale, una nota incredibilmente profonda che non sembra neanche umana, attorno alla quale altre note armoniche risuonano come fossero “un coro di scolari in falsetto” (Goldman). I monaci Gyuto fanno parte dell’antica tradizione Gelug. Esperti di canto armonico, i loro vocalizzi sono mantra rivolte alle divinità del buddhismo tibetano Vajrayana, descrivono gli stati della mente e cosa il praticante deve fare per ottenere la liberazione dalla tirannia dell’ego.
Ascoltandoli, si viene trasportati magicamente in quegli ambienti senza tempo che sono i monasteri tibetani. Ho avuto la fortuna di poter assistere ai canti mistici di questi monaci nei monasteri del Ladakh, nell’estremo nord dell’India, ai confini con il Tibet. Le loro sonorità penetrano nell’anima e risvegliano antiche memorie di vite passate. Anche se la mente razionale non comprende le parole dei mantra l’anima capisce, riconosce e ricorda. Potete utilizzare questo brano durante la vostra pratica del pranayama, della meditazione e durante lo shavasana. La mente verrà acquietata e la nostra consapevolezza di esseri spirituali eterni che stanno sperimentando una esperienza nel mondo materiale, diverrà sempre più chiara. Buon viaggio quindi tra i picchi innevati dove i monasteri tibetani torreggiano come guardiani silenti, sulle ali impalpabili di questi mantra senza tempo: il canto eterno del Dharma.