“Alle porte della città e presso il focolare
vi ho veduto prostrati ad adorare la vostra libertà.
Così come gli schiavi si umiliano dinanzi a un tiranno
e lo lodano anche se egli li uccide.
Si, nel boschetto del tempio e all’ombra della fortezza
ho veduto i più liberi tra voi
portare la propria libertà come giogo e catena.
E il mio cuore sanguinò in me;
poiché liberi voi potete essere soltanto quando
anche il desiderio di ricerca di libertà
diventerà una bardatura per voi
e quando cesserete di parlare della libertà
come di una fine e di un compimento.
Sarete davvero liberi non quando i vostri giorni
saranno privi di affanni
e le vostre notti saranno senza carenza e dolore;
ma piuttosto quando queste cose cingeranno la vostra vita
e tuttavia voi vi libererete al di sopra,
nudi e senza vincoli” .
Che saggezza in queste parole!E’ proprio vero che nel tentativo di liberarci dagli attaccamenti a volte li rafforziamo,perchè dirigiamo là tutta la nostra energia e attenzione,incatenandoci sempre più pesantemente.Quindi come dice Gibran,non si è liberi quando si ricerca affannosamente l’eliminazione del dolore ma quando non si è più schiavi di questa ricerca,ed ancora sempre nel Profeta sulla libertà”e se volete allontanare un affanno ricordate che questo affanno non vi è stato imposto ma voi l’avete scelto”…..Per questo meditiamo,per osservare consapevolmente”librandoci al di sopra”di ogni legame….Giò
Grazie Giovanna per il tuo ricco commento! 🙂
Grazie a te Aldo perchè ogni volta che leggo un tuo post e scrivo un commento rifletto sulla mia pratica e scopro qualche cosa di me…Giò